Oggi si parla tanto di Tarip, dei nuovi aumenti e di come i cittadini si sentano vessati da questo servizio che, più che essere deciso dalla pubblica amministrazione, viene in realtà imposto dalle aziende. Aziende che dei rifiuti hanno fatto un affare a 360 gradi: prendono soldi dai cittadini per trasportare e smaltire, e spesso sono le stesse che gestiscono inceneritori con cui producono energia elettrica e acqua calda per il teleriscaldamento, giustamente pagata.
A ciò si aggiunge la rivendita dei materiali riciclabili: plastica, vetro, carta e persino l’organico, che mescolato a sfalci diventa compost venduto sul mercato. Ma tutto questo non sembra tradursi in una riduzione del costo dello smaltimento. Anzi.
La domanda, allora, sorge spontanea: quale dovrebbe essere la percentuale di guadagno su un servizio che i cittadini pagano? Deve essere equa o possiamo lasciare libero arbitrio alle aziende di trasformarlo in speculazione? Nei bilanci aziendali, infatti, si vede chiaramente quanto incassano dalla vendita dei materiali.
Intanto, in Valle si torna a parlare di costruire un termovalorizzatore, convinti che ciò ridurrebbe i costi. Abbiamo fatto qualche ricerca e due conti.
Nel 2022 in Valle d’Aosta sono state prodotte circa 74.000 tonnellate di rifiuti urbani, tra differenziati e indifferenziati. La raccolta differenziata ha raggiunto il 66,05%, quindi restano circa 24.000 tonnellate di indifferenziato.
Per avere un riferimento, prendiamo Brescia, che ha uno dei termovalorizzatori più grandi e avanzati d’Europa: brucia 730.000 tonnellate l’anno, circa 60.000 al mese. In venti giorni, quindi, smaltirebbe tutto l’indifferenziato della Valle prodotto in un anno.
Ma la questione è l’inquinamento. Il termovalorizzatore di Brescia produce circa 865.000 tonnellate di CO₂ all’anno. Se proiettiamo i dati sulla Valle, avremmo circa 29.500 tonnellate di CO₂. Dati contestabili, certo, ma significativi.
E allora: questo inquinamento è sostenibile o no? Non c’è una risposta definitiva. Ma una cosa è certa: serve un dibattito serio, senza preconcetti politici, se si vuole affrontare davvero il problema dell’inquinamento, dei costi economici e sociali che ricadono sui cittadini.
Anche perché, con tutta la buona volontà, le complicazioni della raccolta pesano: cinque o sei bidoni per tipologie diverse, contenitori da 35 litri da portare magari su per quattro piani di scale, calendari rigidi di consegna. Chi non ha balcone dove li mette?
Il rischio è chiaro: che da cittadini ligi alle regole ci si trasformi in cittadini esasperati. E i bordi strada potrebbero riempirsi di immondizie.





