La zootecnia è come un albero antico: le radici affondano nella terra, invisibili ma robuste, e reggono rami che ogni anno danno frutti diversi. In Valle d’Aosta quell’albero si chiama allevamento bovino, e uno dei suoi rami più vivi e spettacolari porta il nome di Batailles de Reines.
Dopo mesi di incertezza e un dibattito acceso, la ripartenza è ufficiale: domenica 21 settembre a Brissogne, in una zona limitrofa al carcere, si terrà la prima eliminatoria autunnale del 68ème Concours Régional. Alla chiamata hanno risposto 80 allevatori, con ben 180 bovine iscritte, tutte vaccinate entro il 25 agosto, nel pieno rispetto delle normative sanitarie.
Non è solo una data in calendario. È un segnale: la comunità agricola valdostana vuole riprendersi i suoi spazi, ritrovare il contatto con il pubblico, ridare valore a una tradizione che non è folclore, ma parte viva dell’economia e della cultura locale.
Il calendario definito dall’Assemblea dei Delegati – che si è riunita il 15 settembre a Saint-Christophe – prevede cinque tappe eliminatorie:

La Finale Regionale è fissata a domenica 26 ottobre, mentre sabato 25 saranno protagonisti i Combats Deuxième Veau, il Combat des Communautés de Montagnes e l’atteso Premier Veau, che unirà bovine dell’Espace Mont-Blanc e dell’Interregionale.
Ma oltre alle date, conta lo spirito. Perché chi non conosce le Batailles spesso le riduce a una sfida tra animali. Eppure è molto di più. È il frutto della fatica quotidiana degli allevatori, uomini e donne che difendono un mestiere antico in un mondo che corre veloce, dove il latte sembra nascere negli scaffali del supermercato e non più tra la stalla e l’alpeggio. È la dimostrazione che la zootecnia non è solo produzione, ma identità collettiva, orgoglio culturale e presidio del territorio.
Guardare due bovine incrociare gli sguardi e misurarsi è un rito primordiale, ma attorno c’è una comunità che applaude, che si riconosce, che racconta di sé. Non è spettacolo per turisti, ma un linguaggio che parla di resistenza e appartenenza.
Oggi, mentre i mercati globali impongono prezzi al ribasso e la politica spesso dimentica la fatica della montagna, la Valle d’Aosta dimostra che esiste ancora un modello agricolo diverso: quello in cui il valore non si misura solo in litri di latte o in chili di carne, ma in cultura, paesaggio e comunità.
Le Batailles de Reines sono questo: non un passatempo, ma un modo di ribadire che la nostra terra vive finché vivono le sue stalle e i suoi allevatori.
«La vache est reine, mais l’alpage est son royaume. Défendons-les, pour que nos racines ne deviennent jamais poussière.»





