FEDE E RELIGIONI - 15 settembre 2025, 08:00

Il Papa: Dio ci ha salvati abbracciando la croce e mostrandosi maestro e amico

All’Angelus il Pontefice si sofferma sul significato della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, che ricorre il 14 settembre, e sottolinea che Gesù si è reso “nostro compagno” e “medico” per redimerci e si è fatto “per noi Pane spezzato nell’Eucaristia”, trasformando un “mezzo di morte” in “strumento di vita”. “La sua carità è più grande del nostro stesso peccato”. Piazza San Pietro gremita di fedeli per fare gli auguri al Papa nel giorno del suo compleanno

Il Papa: Dio ci ha salvati abbracciando la croce e mostrandosi maestro e amico

Tiziana Campisi – VN

Dio, per redimere gli uomini, si è fatto uomo ed è morto sulla croce.

È per questo che la Chiesa celebra l’Esaltazione della Santa Croce, la quale ricorre il 14 settembre, giorno in cui, secondo la tradizione, è avvenuto “il ritrovamento del legno della Croce da parte di Sant’Elena, a Gerusalemme, nel IV secolo”, spiega Leone XIV all’Angelus, in piazza San Pietro, dove 30mila fedeli e pellegrini si sono riuniti per recitare con lui la preghiera mariana e rivolgergli gli auguri nel giorno del suo settantesimo compleanno.

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La festa liturgica ricorda anche la restituzione della reliquia della Croce “alla Città santa, ad opera dell’Imperatore Eraclio”, aggiunge il Papa, che si sofferma, poi, sul Vangelo domenicale per approfondire il significato del sacrificio estremo di Cristo. Il protagonista è Nicodemo, “uno dei capi dei Giudei, persona retta e dalla mente aperta”, che incontra Gesù di notte, “ha bisogno di luce, di guida: cerca Dio e chiede aiuto al Maestro di Nazaret, perché in Lui riconosce un profeta”, chiarisce il Pontefice, e “il Signore lo accoglie, lo ascolta, e alla fine gli rivela che il Figlio dell’uomo dev’essere innalzato, ‘perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna’”.

Parlando a Nicodemo, Gesù richiama l’episodio dell’Antico Testamento che narra degli israeliti nel deserto assaliti da serpenti velenosi, salvatisi “guardando il serpente di bronzo che Mosè, obbedendo al comando di Dio, aveva fatto e posto sopra un’asta”, e specifica, poi, che Dio “ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”.

Dio ci ha salvati mostrandosi a noi, offrendosi come nostro compagno, maestro, medico, amico, fino a farsi per noi Pane spezzato nell’Eucaristia. E per compiere quest’opera si è servito di uno degli strumenti di morte più crudeli che l’uomo abbia mai inventato: la croce.

Celebrare l’esaltazione della croce, allora, vuol dire fare memoria dell’“amore  immenso con cui Dio” ha abbracciato la croce “per la nostra salvezza - conclude il Pontefice - l’ha trasformata da mezzo di morte a strumento di vita, insegnandoci che niente può separarci da Lui e che la sua carità è più grande del nostro stesso peccato”. Da qui l’invito a chiedere, “per intercessione di Maria”, che “in noi si radichi e cresca” l’“amore” di Cristo “che salva, e che anche noi sappiamo donarci gli uni agli altri, come Lui si è donato tutto a tutti”.

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