Lo confessiamolo: ci siamo stufate. Troppe facce rosse come peperoni lessi, troppi messaggini indignati arrivati a orari improbabili (“Ti querelo domani mattina alle 8, firmato un consigliere regionale insonne”), troppe minacce di carte bollate che ormai usiamo come sottobicchieri. Il clima politico in Valle è talmente incandescente che persino le lampadine dell’aula consiliare hanno chiesto il prepensionamento per esaurimento nervoso.
Un giorno ci hanno persino avvertite che uno studio legale della stava valutando di denunciarci per “eccesso di ironia aggravata dalla recidiva”: reato nuovo, codificato apposta per noi. Un altro ci ha scritto che, se non smettevamo di definirlo “più mobile di un ombrellone a Riccione”, ci avrebbe portate davanti a un giudice di pace armato di codice civile e, peggio ancora, di un suo comizio stampato in 40 pagine. Una condanna già di per sé.
Ma la vera perla è arrivata con una diffida protocollata su carta intestata: “Con la presente, intimo alle Betoneghe di non ridere di me fino a nuove elezioni, pena azione legale immediata. Distinti saluti”. Giuro, ci mancava solo l’allegato con la lista delle barzellette autorizzate.
Il top l’abbiamo raggiunto quando un assessore (non facciamo nomi, tanto si riconosce da solo) ha minacciato di ingaggiare un avvocato di Milano “specializzato in gossip politico internazionale”. Peccato che l’unico che ha trovato abbia risposto: “Guardi, io di solito mi occupo di liti condominiali, ma posso provarci”.
E allora, eccoci qui: con solenne ironia annunciamo che le Betoneghe, alias le Sentinelle del Tombino, abbandonano l’incarico ufficiale di redigere la Velina Rossonera e Arcobaleno. Basta scartoffie, basta intimazioni a mezzo PEC, basta sedicenti giuristi in salsa valdostana. Noi restiamo nelle retrovie, sì, ma con la penna (e il bicchiere) sempre affilata. Manteniamo un filo diretto con la redazione di Aostacronaca: le nostre orecchie restano puntate, i nostri occhi ficcanaso pure.
E preparatevi, perché la rubrica continuerà, eccome se continuerà, ancor più pepata, velenosa e al vetriolo. Non è un addio, è una metamorfosi: noi restiamo nel tombino, voi invece cominciate a pensare alle galosce. Perché quando schizza, schizza per tutti.





