Un deposito che pesa come un atto di accusa: oggi l’avvocata Emanuela Beacco, per conto di Valle Virtuosa, Legambiente Valle d’Aosta e del Comitato Discarica sicura di Pompiod, ha presentato al Tar il ricorso contro la decisione regionale che autorizza la riapertura della discarica di Pompiod senza sottoporla a Valutazione di Impatto Ambientale. Un provvedimento – il n. 3218/2025 – che lascia interdetti: la Regione si limita a evocare futuri “approfondimenti” e ipotetiche “mitigazioni”, rinviandoli alla fase attuativa. Ma la logica stessa della VIA, ricordano i ricorrenti, è quella di accertare prima degli atti autorizzativi la compatibilità ambientale di un progetto. Spostare la verifica a posteriori significa svuotarla di senso e, di fatto, aggirare la normativa.
La discarica di Pompiod ha una storia controversa. Situata in un’area fragile, a ridosso di terreni agricoli e abitazioni, è stata per anni oggetto di contestazioni da parte dei residenti, preoccupati per i rischi legati alle infiltrazioni, agli odori e alla svalutazione delle proprietà. Nonostante questo, non è mai stata sottoposta né a VIA né a VIncA, le procedure obbligatorie per valutare l’impatto su ambiente, salute e biodiversità. Una mancanza che oggi appare ancora più grave, considerando la vicinanza con il sito protetto Natura 2000 “Castello e miniere abbandonate di Aymavilles”: un patrimonio naturalistico che rischia di essere compromesso senza alcuna analisi preventiva.
Il ricorso chiede che il Tar imponga alla Regione di rispettare la legge: VIA completa e vincolante per l’impianto e le attività di smaltimento, VIncA obbligatoria per verificare le ricadute sull’area protetta. Non si tratta di cavilli giuridici, ma di strumenti essenziali per difendere la salute pubblica, la biodiversità e la dignità di chi vive quotidianamente accanto a un sito tanto discusso.
La vicenda si inserisce in una lunga catena di decisioni discutibili sul fronte ambientale valdostano. Ogni volta si invoca l’urgenza, la semplificazione, la promessa di controlli futuri. Ma intanto gli abitanti di Pompiod vivono con l’incubo di un ritorno al passato, con camion carichi di rifiuti e polveri che tornano a gravare sulle loro case.
L’impressione è che la Regione abbia scelto di procedere ignorando gli strumenti di garanzia più elementari, sacrificando la salute e i diritti di una comunità sull’altare della fretta e delle convenienze. Toccherà ora ai giudici dire se la legge può essere aggirata così facilmente. Nel frattempo, per i cittadini di Pompiod resta l’amara sensazione di essere ancora una volta periferia sacrificabile, costretti a difendere da soli la propria terra.





