ECONOMIA - 02 settembre 2025, 12:30

Valichi alpini in trappola: l’Italia rischia l’isolamento

Uncem "La chiusura del traforo del Monte Bianco e del Colle del Piccolo San Bernardo non è un problema solo valdostano, ma una questione nazionale. Senza una strategia chiara, l’Italia intera pagherà un prezzo altissimo in termini di economia, mobilità e rapporti con l’Europa"

Marco Bussone (sn) e Jean Barocco

Marco Bussone (sn) e Jean Barocco

La montagna torna ad essere barriera. Non per la neve o le frane, ma per la lentezza politica e la mancanza di programmazione. La chiusura simultanea del traforo del Monte Bianco e del Colle del Piccolo San Bernardo mette a rischio non solo i flussi turistici e commerciali della Valle d’Aosta, ma anche la capacità dell’Italia di mantenere relazioni fluide con la Francia e con il resto d’Europa.

“La chiusura dei valichi alpini non è un problema solo valdostano. È un problema italiano e serve una azione nazionale per impostare nuovi meccanismi di relazione grazie alle Alpi con la Francia e con i Paesi europei”, dichiarano Jean Barocco, consigliere nazionale UNCEM, e Marco Bussone, presidente nazionale.

Le parole pesano come macigni. E dicono quello che a Roma sembrano non voler ascoltare: i tunnel chiusi significano isolamento. Le conseguenze non si fermano al turismo o all’autotrasporto, ma colpiscono direttamente la vita delle comunità di confine, i piccoli imprenditori, chi lavora nel commercio transfrontaliero.

“I tunnel chiusi, in manutenzione, sono un problema. Ma rilanciamo la progettazione urgente della seconda canna del Monte Bianco, senza aspettare trent'anni come la TAV ferroviaria in Val di Susa”, continua la nota UNCEM.

La lentezza italiana sulle infrastrutture è proverbiale, ma qui non si parla di grandi opere faraoniche: si parla della sopravvivenza di interi territori. Ogni giorno di chiusura significa traffico dirottato altrove, costi aggiuntivi, competitività perduta.

“Con Piccolo San Bernardo e Monte Bianco chiusi, tutto il traffico si riverserà sul Sempione e sul Frejus, già oggi pieni di code che rappresentano grandi danni per i Comuni di confine. Che non sono margine, e proprio per questo necessitano di politiche e attenzioni che vanno oltre le loro Regioni, Piemonte e Val d'Aosta”.

La denuncia UNCEM fotografa un rischio che va oltre i confini regionali. Non si tratta più di una questione locale, ma di un nodo strategico che riguarda l’intero Paese. Se i valichi principali si chiudono, il Nord Italia si ritrova tagliato fuori dalle direttrici più veloci verso l’Europa occidentale. Il prezzo lo pagano tutti: aziende di trasporto, filiere industriali, turisti e cittadini.

“Programmiamo meglio oggi il futuro. Gli interventi al Bianco siano più veloci, non siano ricorrenti e ripetute le chiusure. Si agisca più celermente per evitare di reiterare e rendere permanenti le problematiche per i fruitori, imprese e cittadini. Non vogliamo le Alpi siano barriera”, concludono Barocco e Bussone.

E invece le Alpi stanno tornando ad esserlo. Non per natura, ma per disattenzione politica. La chiusura dei valichi non è un dettaglio tecnico da relegare alle cronache locali: è un allarme nazionale che dovrebbe scuotere il Ministero delle infrastrutture, richiamare l’attuazione concreta del Trattato del Quirinale e aprire una stagione di vera programmazione. Perché senza collegamenti sicuri e continui, non solo la Valle d’Aosta ma l’Italia intera rischia di trovarsi tagliata fuori dall’Europa.

j-p. sa.

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