Ogni anno, nel mese di agosto, Torre Pellice (To) diventa cuore pulsante della comunità valdese grazie al Sinodo, appuntamento di grande valore spirituale e sociale che richiama fedeli, simpatizzanti e media da ogni parte del mondo. Domenica 24 agosto, in questo clima vivace e partecipe, il Teatro del Forte ha accolto il pubblico numeroso che ha decretato il pieno successo di Barbèt, spettacolo a ingresso libero capace di unire memoria, emozione e riflessione.
Sul palcoscenico, Jean Louis Sappé – da sessantacinque anni protagonista delle scene – insieme a Maura Bertin, Marisa Sappé, Grazia Bordini e Renato Peraldo, ha dato vita a un intenso percorso narrativo, arricchito dal contributo tecnico e artistico di uno staff appassionato. Tra le autorità presenti, la vicesindaca di Torre Pellice Sara Tron e il sindaco di Angrogna Gino Giordan hanno sottolineato il valore culturale e civile della rappresentazione.
A introdurre la serata, le parole di Marisa Sappé: «Questa sera vi presentiamo una delle tante pagine di intolleranza di cui è piena la storia dell’umanità. In teatro tutto sembra finto, ma niente è falso. Molto di ciò che vedrete è realmente accaduto».
Jean Louis Sappé e Maura Bertin
Tre atti hanno scandito lo spettacolo. Nel primo, la figura di Pietro Valdo, il fondatore dei “poveri di Lione”, ha preso corpo in un suggestivo intreccio di recitazione e canto. La seconda parte ha trasportato il pubblico a Cavour nel 1561, in un registro più leggero e dialettale, che ha raccontato pregiudizi e diffidenze attorno ai valdesi fino alla storica pace di Cavour. Infine, la terza sezione ha condotto tra Angrogna e Torino, nel cuore dell’Ottocento, per narrare speranze e delusioni di Susanna, giovane donna divisa tra dignità, lavoro e amore, emblema di un cammino di libertà ancora fragile.
La conclusione, affidata all’intero cast, ha offerto un messaggio chiaro e attuale: «E dove avete riconosciuto l’oppressione, non voltate la testa, ma datevi da fare, tutti e tutte insieme, per trovare rimedio».
Gli applausi convinti hanno suggellato uno spettacolo che ha saputo coniugare radici storiche e sensibilità contemporanea. Fondamentali i contributi tecnici di Marco Rovara ed Erica Malan (luci e suoni), Enrico Lantelme (musiche), Giampiero Capitani (costumi), Ettore Danna e Samule Lazzero (logistica), con la regia di Claudio Raimondo.





