Le Betoneghe hanno scoperto finalmente il loro punto di osservazione strategico alla Cave, in rue De Tillier: qui tra un sasso e un alpeggio si respira pace, lontano dagli urli del Consiglio e dagli improvvisati del teatrino politico, ma abbastanza vicino da lanciare qualche occhio critico quando serve.
Nel frattempo, il ritorno a scuola pesa come un macigno fino a 800 euro a figlio, e se pensavate che la povertà fosse roba da film, invece è pura realtà da cartella zaino e quaderno, con famiglie che si chiedono se un mutuo per libri di testo sia più realistico di quello per la casa.
La siccità avanza in Valle e i tecnici dell’Assessorato continuano a monitorare con lo sguardo fisso e compassionevole: acqua poca, parole tante, come in un corso accelerato di filosofia idrica. E poi ci sono le elezioni: un vero spettacolo di pasticcioni, voltagabbana e improvvisati. A Oyace l’unica lista rischia il commissariamento per un contrassegno mancante su due moduli, mentre a Gignod e Valgrisenche le liste vengono eliminate come figurine scadute e a Cogne si discute su chi abbia davvero accettato cosa. La Lega scopre che la Severino è più feroce di un lupo alpino e perde un candidato, mentre l’esodo da Azione e Italia Viva verso Forza Italia regala ai cittadini il più classico mercato delle poltrone: voltagabbana in passerella e sorrisi da manifesto elettorale.
Alla fine, liste escluse, candidati stoppati e valzer di tradimenti ci ricordano che la politica valdostana è fragile come un biscotto e improvvisata come una recita scolastica, e forse i cittadini non dovranno aspettare nemmeno il voto: i candidati, tra gaffe, improvvisazioni e trasformismi, si stanno già punendo da soli.
E mentre le Betoneghe osservano tutto dall’alto, tra un sasso e una pietra, sorridono: a volte basta solo un buon punto di vista per vedere l’assurdo in tutta la sua grandezza.





