Governo Valdostano - 22 agosto 2025, 20:16

Bovini, vaccini e polemiche: la chiarezza necessaria

La polemica politica non disinfetta, non vaccina e non protegge le mandrie. In questi giorni Fratelli d’Italia ha scelto di lanciare l’ennesima accusa al governo regionale, puntando il dito sulla gestione della Dermatite Nodulare Contagiosa (LSD), la malattia virale che minaccia il patrimonio zootecnico valdostano

Carlo Marzi

Carlo Marzi

La risposta dell’Assessorato alla Sanità, affidata alle parole dell’assessore Carlo Marzi, non lascia spazio a interpretazioni: “parlare di responsabilità significa aver deciso e agito, sin da subito condividendo l’emergenza con tutti e avviando con determinazione il piano vaccinale da completare nel minor tempo possibile”.

La contrapposizione appare netta. Da un lato il partito della destra che gioca la carta della propaganda, dall’altro un lavoro tecnico e quotidiano condotto con allevatori, veterinari e associazioni di categoria. Ed è qui che il racconto dell’assessore diventa una presa di posizione forte: “Tutto il resto fa parte delle opinioni e delle prese di posizione di parte, mentre nella realtà si sta operando quotidianamente sul campo insieme agli allevatori per far fronte comune ad una situazione complessa, drammatica e delicata”.

La verità, piaccia o meno a Fratelli d’Italia, è che il Ministero della Salute stesso ha riconosciuto l’urgenza della strategia valdostana. “Nella sua risposta – spiega Marzi – il Ministero ha reso ancora più evidente che la strada sinora intrapresa è la sola percorribile e ne ha evidenziato l’urgenza, perché in caso di focolaio permane la regola generale dell’abbattimento di tutti gli animali dello stabilimento colpito, come prevedono le norme di categoria A”. Insomma, senza vaccino non c’è margine: si abbatte tutto.

È qui che la narrazione di chi soffia sul fuoco si scontra con la concretezza dei dati. La Valle d’Aosta, a differenza del Piemonte, è già zona di sorveglianza con 14 Comuni coinvolti. E in Lombardia, dove un solo bovino malato ha fatto scattare l’abbattimento immediato di 300 capi, si vede con chiarezza quale sia la posta in gioco. Come ribadisce l’assessore: “È la dimostrazione reale dell’importanza della vaccinazione per impedire l’ingresso della malattia e l’impatto che la stessa determina con la sua eradicazione obbligatoria tramite abbattimento totale”.

Oggi la campagna vaccinale in Valle d’Aosta ha già raggiunto circa 20.000 capi, quasi il 60% del patrimonio bovino regionale. Non è un dettaglio, è la prova che l’amministrazione si è mossa con anticipo, prima che la malattia bussasse alla porta. Eppure, qualcuno continua a evocare scenari di inazione e scaricabarile. Un atteggiamento che suona più come strumentalizzazione politica che come difesa degli allevatori.

Perché qui non si parla di bandiere ideologiche, ma di razze bovine che rappresentano identità, cultura e lavoro della Valle. “Non esiste vaccinazione coattiva – chiarisce Marzi – ma la vaccinazione è il solo strumento per non fare ammalare le nostre bovine e quindi evitare gli abbattimenti totali”. La scelta non è tra libertà e obbligo, ma tra salvare o perdere il nostro patrimonio genetico.

Fratelli d’Italia sembra non voler cogliere questa evidenza, preferendo la polemica facile al confronto con la realtà. Una realtà che dice che il latte e le carni valdostane restano sicuri, che non esiste alcun rischio per l’uomo e che, a piano vaccinale completato, la Regione potrà chiedere con più forza deroghe all’abbattimento totale in caso di focolai.

Alla fine, resta una domanda politica: è davvero utile per un partito urlare all’inadeguatezza quando i fatti, le carte ministeriali e i numeri della campagna vaccinale dicono il contrario? Oppure è l’ennesima occasione persa per stare accanto agli allevatori, invece che piegare anche la salute animale alle logiche della propaganda?

pi/red

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