In Italia le spiagge accessibili restano un miraggio per troppi cittadini. Su circa 7.000 stabilimenti balneari censiti, solo 650 risultano pienamente fruibili dalle persone con disabilità: meno del dieci per cento. Un dato che, alla luce dei 4,5 milioni di cittadini con disabilità, molti dei quali fragili per età, povertà o marginalità sociale, assume contorni di vera emergenza sociale.
«Il mare è un diritto sociale e la sua fruizione non può essere un privilegio riservato a pochi» afferma il professor Romano Pesavento, presidente del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU). Per Pesavento la scarsità di spiagge accessibili non è solo un deficit infrastrutturale, ma un segnale di arretratezza culturale, il sintomo di una società che non ha ancora fatto dell’inclusione una regola.
Da qui nasce la proposta della campagna nazionale #OndaInclusiva, che mira a trasformare ogni scuola in un laboratorio di azione civica. «Vogliamo creare in ogni istituto un Gruppo di Lavoro per l’Accessibilità, formato da studenti, docenti e famiglie. Saranno loro a mappare le barriere delle città, a promuovere iniziative di sensibilizzazione e a collaborare con enti e associazioni» spiega Pesavento.
L’idea è semplice quanto rivoluzionaria: fare in modo che la scuola diventi il motore di un cambiamento culturale, educando i giovani non solo alla consapevolezza dei diritti, ma alla responsabilità concreta di promuoverli. «Se già il diritto al mare resta difficile da esercitare, quali messaggi riceve chi cresce senza esempi di inclusione reale?» si chiede il presidente del CNDDU.
Esperienze positive esistono: da Caritas all’Unitalsi, fino alla Comunità Papa Giovanni XXIII, realtà associative che hanno garantito in alcune località accessi temporanei e servizi inclusivi. Ma la solidarietà da sola non basta. «Non possiamo accettare che un diritto sociale sia garantito solo grazie a progetti volontari e iniziative stagionali» sottolinea Pesavento. «Serve una progettualità stabile, con norme vincolanti, incentivi economici, formazione continua per gli operatori balneari e una mappatura nazionale delle spiagge accessibili».
Il Coordinamento chiede alle istituzioni scolastiche di includere nella programmazione educativa progetti che favoriscano l’incontro diretto tra studenti e persone con disabilità, sviluppando così una cittadinanza attiva che parta dal basso. Perché il mare, simbolo di libertà e condivisione, non può restare il privilegio di pochi, ma deve diventare patrimonio di tutti.





