Vite in ascesa - 15 agosto 2025, 06:07

Ferrata di Locana sulla “Perebella” – Tutto è cambiato

Dal 2019 a oggi il percorso ha subito trasformazioni, nuove difficoltà e una manutenzione resa più complessa. L’esperienza di salita, nata anche come esperimento per studiare l’effetto del movimento estremo sul Parkinson, racconta oggi una ferrata affascinante ma più impegnativa, che richiede attenzione e preparazione

Discesa al Pont de Singe (foto Roberta Maffiodo, Federico Bambara e Walter Marchisio)

Discesa al Pont de Singe (foto Roberta Maffiodo, Federico Bambara e Walter Marchisio)

Quante cose sono cambiate dal settembre del 2019, quando avevamo affrontato per la prima volta la “Perebella”, una ferrata inaugurata da poco e già molto apprezzata. Oggi, tornandoci alla luce di un nuovo programma di salite di “Vie Ferrate” – parte di un progetto di studio sull’evoluzione del Parkinson e sulla sua temporanea regressione durante l’attività fisica intensa – abbiamo compreso anche il rovescio della medaglia: il momento in cui, chiedendo troppo al fisico, si arresta il beneficio mentale e motorio.

È una ricerca che stiamo portando avanti da oltre un anno, presentata in convegni e libri, e che unisce passione per la montagna e osservazione scientifica. Ma resta, in ogni caso, il fattore rischio. Prima di affrontare una ferrata è indispensabile informarsi sulle condizioni attuali del tracciato: oggi, alla Perebella, occorre fare i conti con un avvicinamento più difficile a causa di frane e smottamenti.

Un avvicinamento impegnativo

Già dal sentiero iniziale, il terreno franoso obbliga a salire per un tratto ripidissimo. Poco più avanti, una fune di nylon fissa aiuta a superare un traverso esposto. Seguono tornanti e lunghi traversi nel bosco, con qualche saliscendi, fino a raggiungere un traliccio: l’attacco della ferrata è poco sotto.

La via comincia con gradini discendenti che portano a un ponte tibetano di circa 20 metri, ben teso su tre cavi, aggirabile sulla destra con un sentiero cablato. Da qui si prosegue su un traverso ascendente privo di appoggi per i piedi – in parte intagliato nella roccia – che costringe a usare le mani sul cavo, fino al primo salto verticale di 15 metri, reso agevole da scalini ravvicinati.

Segue un’altra cengia stretta e ascendente, con passaggi che obbligano a issarsi sul cavo, fino al secondo muro di 20 metri, più impegnativo del primo per due tratti leggermente strapiombanti che richiedono forza. Il terzo risalto, di 23 metri, monolitico e scenografico, porta al punto più alto della ferrata.

La discesa e la grotta

La discesa, attrezzata e in parte dotata di corrimano, segue una lunga placconata fino a incrociare il sentiero di salita. Una freccia indica di proseguire verso destra, scendendo un breve tratto strapiombante che immette in una grotta naturale percorribile di lato per tutta la sua apertura. Da qui si rientra verso il ponte tibetano iniziale, passando per una cengia scavata nella roccia che riporta al vecchio camminamento dell’AEM e quindi al punto di partenza.

Planimetria Ferrata

Dati tecnici e accesso

Quota: 1170 m

Sviluppo ferrata: 1500 m

Dislivello totale: 240 m (70 m di sentiero + 170 m di ferrata)

Tempi medi: 4 h salita, 2h30 discesa (6 ore complessive con soste fotografiche e appunti)

Difficoltà: facile in condizioni ottimali, ma oggi resa più impegnativa dall’avvicinamento e dal tratto franoso

Materiale obbligatorio: imbrago, casco, kit da ferrata

La ferrata, ideata sulle “Rocce di Perebella” sopra Locana, sfrutta in parte vecchie cenge aeree percorse in passato per raggiungere la centrale dell’AEM. Il colpo d’occhio sulla pianura è notevole, e il percorso ad anello – con la salita segnata da frecce rosse e la discesa da frecce verdi – è una trovata originale.

Per raggiungere l’attacco: autostrada per Aosta, uscita a San Giorgio Canavese, poi proseguire per Pont Canavese, Locana, Rosone. Salire per il vallone di Piantonetto fino al ponte di San Lorenzo e parcheggiare prima del ponte, dove si trova il cartello della ferrata.

Red/Lodovico Marchisio

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