ECONOMIA - 13 agosto 2025, 12:00

Potevamo farne a meno e si risparmiava

È nato un nuovo soggetto denominato SEV, o meglio Service Eaux Valdôtaines. Personalmente, ritengo che non sia altro che l’ennesimo organismo voluto dalla politica, e ci sono diverse motivazioni che ci portano a questa considerazione

Potevamo farne a meno e si risparmiava

Chiariamo subito: uniformare le tariffe del costo dell’acqua su tutto il territorio regionale è certamente auspicabile, anzi direi sacrosanto. Ritenevo personalmente singolare che una regione come la nostra avesse 74 modi diversi di fatturare l’acqua, con costi che variavano da 0,12 a 0,79 euro al metro cubo, quote fisse diverse e modalità di fatturazione non uniformi.

Inoltre, sono favorevole a una particolare attenzione alle manutenzioni, sia delle reti idriche che delle fogne e dei depuratori.

Tuttavia, il mio entusiasmo si ferma qui. Purtroppo, i nuovi prezzi che vedremo applicati sul bene pubblico chiamato acqua sono destinati molto probabilmente a salire, non a scendere. Questo significa che non saranno i cittadini che oggi pagano 0,79 euro a vedere diminuire la loro bolletta, ma piuttosto chi paga 0,12 a subirne un aumento.

È vero che l’acqua è un bene pubblico e che non è giusto privatizzarla. Ma il principio è chiaro: non si paga per bere l’acqua in sé, ma per il servizio che il Comune fornisce—la posa e la gestione di acquedotti, fogne e depuratori. La bolletta, quindi, serve a coprire questi costi.

Leggendo la mia bolletta, il calcolo era semplice: consumo moltiplicato per il costo al metro cubo. Lineare, chiaro, trasparente.

Ora temo che la bolletta dell’acqua possa diventare simile a quella elettrica o del gas, con costi fissi, spese di trasporto, manutenzione dei contatori, analisi delle acque, smaltimento delle acque reflue… Insomma, bollette complesse che richiederanno forse un consulente per essere comprese.

SEV, APS, INVA, CELVA, BIM: tra Regione, Comuni e Comunità si registra un proliferare di enti. Ci si potrebbe chiedere se fosse necessario. La risposta formale è sì: lo Stato, con delibera xxx, ha richiesto l’istituzione di un ente per la gestione delle acque. Tuttavia, ci si può chiedere se non fosse più semplice affidare il compito a uno degli enti già esistenti, evitando così i costi aggiuntivi di una nuova struttura, con sede, amministratore, revisore dei conti e tutta la pletora di personale che inevitabilmente incide sulla bolletta.

A guardare l’organigramma della nuova società, troviamo l’amministratore unico, il revisore, il direttore generale, il direttore amministrativo, il direttore tecnico, segretarie, tecnici e altri responsabili a vario titolo. Solo il direttore generale, tecnico e amministrativo ci costano circa 249 mila euro l’anno, senza contare uffici, segreterie e altri costi vari. In precedenza, queste funzioni erano in parte già coperte dai cantonieri e dalle segretarie comunali.

Senza contare i 15 milioni annui di investimenti: alcuni tecnici comunali sono rimasti sorpresi nel sentire queste cifre.

In base a tutto ciò, posso affermare con certezza che nei prossimi anni dovremo aspettarci aumenti significativi. Qualcuno potrebbe accusarmi di populismo: non è così. Sono semplicemente un cittadino preoccupato nel vedere il valore della sua pensione diminuire e la politica non intervenire per rendere la vita dei cittadini più semplice.

Tranquilli: approfondiremo il tema. Per ora le elezioni monopolizzano la scena regionale, ma a settembre avremo occasione di chiedere spiegazioni e delucidazioni ai nuovi sindaci e consiglieri regionali.

A tutti, buon Ferragosto!

Vittore Lume-Rezoli

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