Negli ultimi giorni la Casa circondariale di Brissogne è tornata sotto i riflettori, grazie alle visite di alcuni esponenti politici nazionali. Un segnale di attenzione che, almeno sulla carta, sembra indicare una sensibilità ritrovata verso la condizione del carcere valdostano. Sensibilità che però rischia di restare confinata alle dichiarazioni d’intenti, soprattutto se confrontata con il silenzio calato sulla notizia più grave: nella notte tra l’1 e il 2 agosto un giovane detenuto è morto in cella, in circostanze che, secondo le poche fonti disponibili, porterebbero all’ipotesi di suicidio. Negli ultimi dodici mesi, altri due detenuti hanno perso la vita, uno dei quali sempre per suicidio, e diversi tentativi sono stati sventati.
A denunciare la situazione, con un’interrogazione depositata l’8 agosto, è stata la consigliera regionale Minelli. In una nota diffusa da Alleanza Verdi e Sinistra Valle d’Aosta si sottolinea che “si moltiplicano episodi di tensione: il personale di polizia penitenziaria denuncia criticità organizzative e difficoltà nella gestione quotidiana; i detenuti protestano; i volontari, che svolgono un ruolo fondamentale, segnalano un crescente disagio tra la popolazione carceraria”.
Nell’interrogazione Minelli chiede al Governo regionale “se sia a conoscenza di quanto avvenuto nella notte tra l’1 e il 2 agosto e se il decesso sia da attribuirsi a suicidio; quanti siano stati i detenuti deceduti negli ultimi due anni, distinguendo i casi di suicidio, e quanti gli atti anticonservativi sventati; se vi siano difficoltà o criticità incontrate dal volontariato carcerario e da altre associazioni nello svolgimento di attività socio-ricreative; se il Presidente della Regione, che ricopre anche funzioni prefettizie, abbia avuto interlocuzioni con la Direttrice del carcere e quali informazioni abbia ricevuto”.
Sempre nella nota, AVS Valle d’Aosta ricorda che “come forza politica riteniamo indispensabile che le istituzioni regionali si occupino concretamente della Casa circondariale di Brissogne e delle condizioni di chi vive e lavora in quell’ambiente. La popolazione detenuta e le sue esigenze non possono essere ignorate o considerate di minore importanza rispetto a quelle di altri cittadini, in un’ottica riabilitativa e di reinserimento sociale e lavorativo”.
Parole nette, che arrivano in un momento in cui l’agenda politica regionale — complice la campagna elettorale ormai avviata — sembra moltiplicare le promesse di attenzione verso temi sociali. Ma resta il dubbio che, sul carcere di Brissogne, la distanza tra dichiarazioni e azioni concrete sia ancora molto più ampia delle sbarre che separano la vita all’interno da quella fuori.





