Nel luglio 2025, mentre a livello centrale si continua a sventolare come un successo la presunta “lotta all’inflazione” e il “contenimento dei prezzi”, i dati ufficiali di Aosta raccontano una storia che chi governa vorrebbe farci dimenticare. Nel capoluogo valdostano, infatti, l’indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,7% rispetto allo stesso mese del 2024, e dello 0,6% rispetto al mese precedente. Un aumento che colpisce direttamente la vita quotidiana dei cittadini, senza sconti per nessuno.
La narrazione trionfante del governo Meloni, basata su slogan e mezze verità, si scontra con la realtà dei fatti: il costo dell’istruzione è aumentato del 4,1%, mentre i prodotti alimentari e le bevande analcoliche sono lievitati del 2,7%. Bevande alcoliche e tabacchi sono aumentati del 2,1%. E questo è solo l’inizio di una lista che comprende anche altri beni e servizi, abitazione, acqua, elettricità e combustibili, servizi ricettivi e di ristorazione, tutti in aumento.
In un contesto così pesante, diventa persino offensivo sentire esponenti del governo sostenere che “l’inflazione è sotto controllo” o che “la situazione sta migliorando”. Evidentemente, per chi vive ad Aosta e in molte altre realtà locali, la musica è ben diversa. I rincari colpiscono prima di tutto le famiglie, quelle stesse famiglie che il governo dice di voler proteggere ma che in realtà sta abbandonando a un progressivo impoverimento.
Se guardiamo ai numeri, c’è poco da festeggiare. L’aumento costante dei prezzi sull’istruzione, per esempio, pesa sulle tasche delle famiglie che già faticano a garantire un futuro ai propri figli. Lo stesso vale per gli alimenti, un bene essenziale che non può essere sacrificato senza conseguenze sociali gravi. Gli incrementi nei costi dell’energia e della casa completano un quadro che non può essere derubricato a semplice “oscillazione dei prezzi”.
Anche il confronto mensile evidenzia trend preoccupanti: i servizi ricettivi e di ristorazione crescono ancora (+1,6%), i trasporti fanno segnare un +1,1%, mentre solo alcune voci marginali registrano diminuzioni insufficienti a compensare i rincari principali.
La politica economica del governo, fatta di interventi timidi e spesso tardivi, sembra incapace di fermare l’erosione del potere d’acquisto dei cittadini. Non basta insistere sulla retorica della “ripresa” o sulla promessa di futuri miglioramenti. I dati di Aosta sono lì a dimostrare che le famiglie continuano a pagare il prezzo di una gestione miope e lontana dalle esigenze reali.
È ora di smettere di raccontare favole agli italiani e di cominciare a mettere in campo politiche serie, concrete e coraggiose. Perché a nulla servono le belle parole se alla fine a pagare sono sempre i soliti, quelli che ogni giorno faticano per mettere insieme il pranzo con la cena.
Il governo Meloni dovrebbe prendere atto che ad Aosta, e non solo, la realtà è un’altra, e che questa realtà reclama risposte immediate, non propaganda.





