C’è un posto in rue De Tillier dove le Betoneghe trovano finalmente pace. Lontano dal rumore dei comunicati ufficiali, dai selfie istituzionali e dalle liturgie delle conferenze stampa, La Cave si è rivelata un punto d’osservazione strategico, quasi militare. Altro che riunioni di coalizione, qui si spiano le alleanze vere. Quelle col bicchiere in mano. Un’infiltrata ci sussurra: «Même les trahisons deviennent digestes avec une bonne bouteille. À La Cave, on sert le pouvoir… à température ambiante.» Santé.
Nel frattempo, le alte sfere si danno al basso cabaret. Tra chi parla di unità e chi invece unisce solo la propria firma a un comunicato. Così, con grande slancio di fantasia, è nato l’accordo tra l’Union Valdôtaine e Pays d’Aoste Souverain. Un’unione che arriva “face à des convergences idéales évidentes”, anche se molti hanno capito solo che c’era una sedia libera da occupare in lista. “Aujourd’hui, les forces sont réunies.” Voilà. Forse nel 2025 si chiama “alliance” quello che una volta era un semplice “calcolo elettorale”. A giudicare dai toni epici del comunicato, sembrava l’annuncio della ricostruzione del ponte di Pont-Saint-Martin. E invece, sorpresa! È solo l’ennesimo matrimonio autonomista, contratto in extremis per passare lo sbarramento.
Ma la vera chicca politica della settimana arriva dalla Giunta regionale. Tutti approvano il piano vaccinale contro la dermatite nodulare, una malattia bovina dal nome da rock band underground, tranne uno: l’assessore all’Agricoltura Marco Carrel, che si astiene. Proprio lui. Uno potrebbe pensare che abbia letto tutto il piano, valutato con coscienza, magari sollevato dubbi tecnici. Macché. Qui la puzza è un’altra. Sa di trombatura in arrivo. L’astensione suona come un elegante “mi dissocio prima che mi scarichiate”. E infatti, la voce gira: il Carrel sarebbe ormai visto dai colleghi come una mucca da riformatorio, buona per la profilassi ma non per la campagna.
Parlando di campagne, quella per Aosta sta diventando una tragedia greca scritta da Totò. Hanno fatto di tutto per far fuori Gianni Nuti, sindaco uscente e (finora) l’unico a non essere inciampato in una buca. Aggravi prima, Stella Alpina poi: tutti a sabotare, a mettere vetri per terra, a cercare il nuovo salvatore della patria. Peccato che fuori da Stella Alpina gli altri due gruppi (Rassembement e Pour l'Autonomie) non abbiano la minima idea di quanti voti contano. Spoiler: quasi zero. Ma ciò nonostante, pretendono di dettare l’agenda. Un po’ come se un piccione volesse dirigere l’orchestra del Teatro alla Scala.
Joel Farcoz, presidente UV, intanto invita tutti a non perdere la calma. Lo fa con toni pacati, da catechismo autonomista, ma il problema è che a perdere la calma sono proprio i suoi. La situazione è talmente gestita male da sembrare un piano deliberato. Marzi, Carrel e Aggravi – quelli del “centro autonomista” – sembrano più impegnati a litigare fra loro che a negoziare una candidatura credibile per il capoluogo. E dire che il capoluogo non è un piccolo comune: è Aosta. Ma per come la stanno trattando, sembra Nus con meno parcheggi.
E poi c’è il tesoro che cade a pezzi, che ogni giorno le Sentinelle del Tombino vedono marcire davanti ai propri occhi. Il mercato coperto, sì. Un luogo che potrebbe essere la fucina delle identità locali, il centro della comunità, l’orgoglio contadino incorniciato nel vetro. E invece? Silenzio, muffa e promesse da tre lire. Ogni tanto un maquillage, una mano di vernice a effetto Instagram, ma il cuore è spento. “Basta con il poi lo faremo.” Fate qualcosa, fate presto. Perché altrimenti, più che mercato, resta solo un monumento all’indifferenza.
Nel frattempo, le Betoneghe sorseggiano, osservano e annotano. Dal loro avamposto di La Cave, nulla sfugge. Nemmeno le risate amare. E una cosa è certa: se la politica valdostana è uno spettacolo, loro sono in prima fila. Col vino buono. E lo sguardo tagliente. Santé.





