Era il 1999 quando la Regione Valle d’Aosta si mise in testa di gestire in proprio il soccorso tecnico urgente. Un atto ambizioso, sulla carta perfino nobile, che in realtà ha aperto le porte a venticinque anni di disastri. Altro che eccellenza. Altro che autonomia responsabile. L’unica cosa che la politica ha saputo costruire, in un quarto di secolo, è un curriculum da incubo: caserme demolite senza logica, prefabbricati indegni, distaccamenti mai realizzati o ridotti a baracche. Il tutto, mentre si recitava il solito rosario dell’autonomia speciale, da usarsi quando fa comodo e da dimenticare quando c’è da assumersi responsabilità vere.
I Vigili del Fuoco valdostani, attraverso la segreteria del CONAPO, sbattono sul tavolo una verità cruda quanto ineludibile: “La Regione ha fallito”. Non è una boutade, è un atto d’accusa preciso, documentato, che mette a nudo l’inconsistenza dell’azione politica e amministrativa sul fronte del soccorso tecnico. E non si tratta di rivendicazioni corporative, ma di una denuncia che riguarda la sicurezza pubblica, l’organizzazione del servizio e il rispetto della dignità professionale.
Dalla caserma centrale ad Aosta che fa acqua da tutte le parti, al distaccamento in alta valle che definire “sede di lavoro” è un insulto all'intelligenza. Dalla mancata attivazione del distaccamento in bassa valle – ancora oggetto di chiacchiere, mai di fatti – alla gestione fallimentare dell’aeroporto, dove si è esternalizzato il servizio senza garantire né efficacia né trasparenza. I lavoratori sono stanchi di essere presi in giro, anno dopo anno, presidente dopo presidente, con tavoli tecnici che non producono nulla e promesse che evaporano come fumo.
Il personale è ridotto all’osso, l’organico è congelato da decenni, mentre le responsabilità e le funzioni aumentano. La famigerata equiparazione promessa dopo il referendum del 2019 – approvato dal 97% dei lavoratori – resta un miraggio. Sul piano previdenziale, regna il buio totale. C’è chi lavora fianco a fianco con colleghi che hanno la stessa divisa ma versano in casse diverse. Un’anomalia indegna di uno Stato di diritto. Sul piano ordinamentale, invece, si assiste a una commedia dell’assurdo: gruppi di lavoro, studi legali, bozze di legge mai approdate in Consiglio, incontri inutili. Tutto per non decidere, tutto per restare immobili. E dal punto di vista economico, il panorama è altrettanto deprimente: indennità-tampone, zero certezze contrattuali, nessuna prospettiva.
E mentre i pompieri continuano a garantire il servizio con dedizione e professionalità, la politica resta muta, assente, pavida. Il cronoprogramma annunciato con enfasi dallo stesso presidente della Regione è stato clamorosamente disatteso. Ancora una volta, le parole si sono schiantate contro la realtà. Ancora una volta, la fiducia è stata tradita.
Ora il CONAPO dice basta. E lo fa con una durezza che non ammette repliche: “Proviamo disgusto”. Una parola forte, ma necessaria, per descrivere la frustrazione di chi si sente ignorato, umiliato, dimenticato. Disgusto per l’incompetenza e per l’indifferenza di chi dovrebbe governare. Disgusto per chi ha ridotto il Corpo valdostano a un problema amministrativo invece di valorizzarne la missione e il ruolo.
Dopo venticinque anni di false partenze, la richiesta è semplice e ineludibile: rientro nel Corpo Nazionale. Subito. Per ridare un senso a un mestiere che è vocazione, competenza e coraggio. E per dire basta a una Regione che, davanti a una delle sue responsabilità più alte – la tutela della vita e dei beni dei cittadini – ha preferito chiudere gli occhi e lavarsi le mani.
Chiosa finale in francese:
Assez de promesses. Assez de mensonges. Il est temps de rendre justice à ceux qui risquent leur vie pour sauver la nôtre. La dignité n’est pas négociable.





