Velina Rossonera e Arcobaleno
Cronache semiserie da Palazzo regionale e non solo: indiscrezioni, frecciate e silenzi dal teatrino politico valdostano da mettere in ridicolo
C’è un angolo di rue De Tillier dove le Betoneghe si sentono a casa: si chiama “La Cave”. Dentro ci trovi voci basse, orecchie tese e nasi lunghi. È il nuovo punto d’osservazione strategico delle Sentinelle del Tombino, tra un Pinot noir e un'insalata di retroscena. Dall’ombra dei bicchieri, si scruta la scena politica con più competenza di certi consiglieri regionali. È lì che, tra un commento sulla mise di un consigliere e una risata sull’ennesima giravolta partitica, è arrivata la notizia che Evolvendo è viva. Sì, viva! E addirittura parla.
Dopo anni a disturbare più la toponomastica che la politica, ora Evolvendo – nome che sembra uscito da una saga fantasy ma che in realtà indica una corrente di pensiero vagamente autonomista, vagamente centrista, vagamente vaga – ha deciso di scendere in campo. O forse di restarci fuori con tono apocalittico. La nota diramata è di quelle da incorniciare: “Continua l'inverecondo surplace della politica valdostana, aumentando così il livello di caos e di tossicità interpersonale…” E giù citazioni di Chiambretti, invocazioni alla “città necessaria” e anatemi sugli attori regionali interessati solo alla spartizione del potere. Un testo così carico di dolore civile che avrebbe potuto firmarlo direttamente l’Ufficio Pastorale per il Disincanto.
Sullo sfondo, il referendum del 10 agosto. I valdostani saranno chiamati a scegliere tra la preferenza unica e le tre preferenze. Una roba che fa impazzire i cultori delle leggi elettorali, ma che alla Cave viene discussa solo dopo il terzo calice, quando i freni inibitori calano e l'ipotesi di barrare tre volte diventa rivoluzionaria. Anche perché, a ben vedere, il problema non è il numero di preferenze, ma il numero di candidati decenti. E su quello, le urne rischiano di restare desolatamente vuote, come certi banchi in Consiglio.
Nel frattempo, il micologo dell'USL si rende disponibile per identificare i funghi: basterebbe affiancargli un politologo per riconoscere quelli velenosi anche nella politica. E mentre si scopre che 1 italiano su 10 non è coperto contro il morbillo (ma probabilmente è coperto da comunicati stampa inutili), i vigili del fuoco celebrano 25 anni di maltrattamenti istituzionali, prefabbricati indecorosi e promesse evaporate come l’aria condizionata a Palazzo.
E poi succede qualcosa di rivoluzionario: un assessore che a fine mandato redige un bilancio. No, non è un errore. È Marco Gheller, da Saint-Christophe, che chiude in bellezza raccontando ai cittadini quanto fatto per la cultura. Un atto raro, come una nevicata ad agosto. Le Betoneghe applaudono: c’è chi, pur essendo poco noto, sa ancora rendere conto.
Ah, dimenticavo: il vero dramma non è il referendum, né Evolvendo, né la caserma prefabbricata. Il vero dramma è che se la Cave chiude per ferie.. E allora sì che la politica valdostana resterà senza controllo.
Firmato: Le Sentinelle del Tombino – alias Le Betoneghe





