CRONACA - 05 agosto 2025, 14:49

Aosta: La città che assisterà al crollo per rinascere

La Capitale assisterà all’inizio della fase più spettacolare della demolizione dei grattacieli. Bracci meccanici lunghi come palazzi, escavatori da 200 tonnellate e tecnologie all’avanguardia trasformano il cemento armato in futuro. Un cantiere da non perdere di vista

Ultima foto dei grattacieli di Aosta prima della demolizione sullo sfondo il campanile del Santuario Maria Immacolata

Ultima foto dei grattacieli di Aosta prima della demolizione sullo sfondo il campanile del Santuario Maria Immacolata

C’è un punto esatto in cui la cronaca si mescola alla fantascienza. E ad Aosta, da qualche giorno, è possibile vederlo dal vivo. Perché il cantiere Armofer non è una demolizione come le altre, ma uno spettacolo che ha il sapore dell’eccezione: macchine fuori scala, bracci telescopici lunghi quanto palazzi, ingegneria di precisione, controlli ambientali in tempo reale. E poi il rumore ovattato delle pinze idrauliche che frantumano, con eleganza chirurgica, il calcestruzzo che fu casa, ufficio, vita quotidiana.

Nel silenzio dell’estate aostana, la città comincia a cambiare pelle. Le due torri, da 9 e 12 piani, svettano ancora per poco. Verranno giù con la tecnica “top down”, dall’alto verso il basso, modulare e sicura. Non un’esplosione, non una spettacolarizzazione da film catastrofico, ma una sinfonia tecnica guidata da due giganti: il Liebherr 980 Zeus, capace di lavorare fino a 60 metri d’altezza, e il suo fratello minore, il nuovo Liebherr 950 demolition, al debutto assoluto in cantiere. Arrivati a pezzi, trasportati con sette convogli eccezionali, assemblati con pazienza e perizia, oggi sono gli attori principali di un’operazione di trasformazione urbana che sembra disegnata da un regista visionario.

Ma non è solo questione di muscoli meccanici. Prima di arrivare alla demolizione vera e propria, Armofer ha ripulito le strutture da anni di abbandono, selezionato e smontato materiali, rimosso vetri, metalli e isolanti. Una bonifica ambientale che ha fatto da prologo alla discesa in campo dei colossi rossi – rosso Ferrari, come la firma di un’opera d’autore. In cabina, a governare tutto, c’è Andrea Cinerari, uomo di cantiere e cuore pulsante di un’impresa che, dal 1961, fa della demolizione una questione di famiglia, ma anche di precisione, sicurezza, innovazione.

Il colpo d’occhio è potente. L’emozione, reale. E anche chi per anni ha osservato quelle torri con disinteresse o fastidio oggi si ferma a guardare. Perché in fondo c’è qualcosa di affascinante nel veder crollare con metodo e competenza ciò che un tempo era simbolo di verticalità e oggi è diventato icona di trasformazione. Nessun boato, nessun fuggi fuggi, solo il lento, inesorabile avanzare di bracci meccanici che si muovono come se fossero vivi.

Quello di Aosta non è solo un cantiere, è uno spettacolo di ingegneria urbana. E come ogni spettacolo, merita un pubblico attento.

Les géants sont entrés en scène, et le rideau vient tout juste de se lever.

pi/red

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