C’è un punto esatto in cui la cronaca si mescola alla fantascienza. E ad Aosta, da qualche giorno, è possibile vederlo dal vivo. Perché il cantiere Armofer non è una demolizione come le altre, ma uno spettacolo che ha il sapore dell’eccezione: macchine fuori scala, bracci telescopici lunghi quanto palazzi, ingegneria di precisione, controlli ambientali in tempo reale. E poi il rumore ovattato delle pinze idrauliche che frantumano, con eleganza chirurgica, il calcestruzzo che fu casa, ufficio, vita quotidiana.
Nel silenzio dell’estate aostana, la città comincia a cambiare pelle. Le due torri, da 9 e 12 piani, svettano ancora per poco. Verranno giù con la tecnica “top down”, dall’alto verso il basso, modulare e sicura. Non un’esplosione, non una spettacolarizzazione da film catastrofico, ma una sinfonia tecnica guidata da due giganti: il Liebherr 980 Zeus, capace di lavorare fino a 60 metri d’altezza, e il suo fratello minore, il nuovo Liebherr 950 demolition, al debutto assoluto in cantiere. Arrivati a pezzi, trasportati con sette convogli eccezionali, assemblati con pazienza e perizia, oggi sono gli attori principali di un’operazione di trasformazione urbana che sembra disegnata da un regista visionario.
Ma non è solo questione di muscoli meccanici. Prima di arrivare alla demolizione vera e propria, Armofer ha ripulito le strutture da anni di abbandono, selezionato e smontato materiali, rimosso vetri, metalli e isolanti. Una bonifica ambientale che ha fatto da prologo alla discesa in campo dei colossi rossi – rosso Ferrari, come la firma di un’opera d’autore. In cabina, a governare tutto, c’è Andrea Cinerari, uomo di cantiere e cuore pulsante di un’impresa che, dal 1961, fa della demolizione una questione di famiglia, ma anche di precisione, sicurezza, innovazione.
Il colpo d’occhio è potente. L’emozione, reale. E anche chi per anni ha osservato quelle torri con disinteresse o fastidio oggi si ferma a guardare. Perché in fondo c’è qualcosa di affascinante nel veder crollare con metodo e competenza ciò che un tempo era simbolo di verticalità e oggi è diventato icona di trasformazione. Nessun boato, nessun fuggi fuggi, solo il lento, inesorabile avanzare di bracci meccanici che si muovono come se fossero vivi.
Quello di Aosta non è solo un cantiere, è uno spettacolo di ingegneria urbana. E come ogni spettacolo, merita un pubblico attento.
Les géants sont entrés en scène, et le rideau vient tout juste de se lever.





