C’è un posto in rue De Tillier dove le Betoneghe trovano finalmente pace. Non una spa, non una sala yoga, bensì La Cave: rifugio strategico, punto di osservazione privilegiato, avamposto tattico per chi ama il mormorio più del Maurizio Costanzo Show. Dal bancone si scruta tutto, si sente tutto, si commenta tutto. In dialetto, in francese, in misto piemontese, purché si dica male. È da lì che Le Sentinelle del Tombino – noi, Le Betoneghe – captano i segnali dell’elettroencefalogramma politico, e spesso ci tocca dichiararlo: piatto.
Ma stavolta un’onda, anche se piccola, ha scosso le acque. Un consigliere di AVCU, Ettore Vuillermoz, ha depositato un esposto in Procura, accusando il Comune di aver lasciato 1.700 cittadini in balia di multe fantasma recapitate con la delicatezza di un avviso necrologico, ma senza preavviso. Le raccomandate? Non pervenute. Gli avvisi di giacenza? Fantascienza. Il diritto di difesa? Optional. I 29 euro di sosta diventano 107 con la stessa rapidità con cui in Giunta si moltiplicano le deleghe. E mentre i cittadini aprono la cassetta delle lettere col cuore in gola, la vicesindaca Borre ammette che sì, qualcosa non ha funzionato, ma ormai è tardi e… si paga. Che poi sarebbe anche il titolo della prossima campagna elettorale.
E parlando di strumenti musicali: no, non quelli della repressione fiscale. Quelli veri. La Scuola civica di musica “Renato Arnod” e la Banda municipale, fondate nel 1832, aprono le iscrizioni per un altro anno di armonia. E mentre i clarinetti risuonano nella sala prove, gli strumenti della Giunta Municipale – diciamolo – stridono come un flauto dolce scordato in terza media. L’assessora alle Politiche educative, ad esempio, potrebbe tranquillamente iscriversi a un corso di Oboe e trasparenza amministrativa, mentre l’assessore al Bilancio avrebbe tutto da guadagnare con qualche lezione di Armonia e proporzionalità. E già che ci siamo, la vicesindaca potrebbe cimentarsi con Composizione: come costruire una risposta che non sia uno scaricabarile.
Pare che oggi a Roma sia andato in scena uno di quegli incontri istituzionali così rapidi e brillanti da poter essere confusi con una pausa caffè. Matteo Salvini, in versione spiaggia chic – maniche di camicia arrotolate, aria svagata da aperitivo a Fregene – ha ricevuto in uno dei salotti del MIT una mini-delegazione valdostana con la promessa, più o meno sottintesa, di ricordarsi che esistiamo.
Lui, il Ministro delle Infrastrutture che ogni tanto si ricorda che la ferrovia Aosta-Torino esiste, ha accolto con fare da anfitrione da stabilimento balneare la senatrice Nicoletta Spelgatti (in un rosso... diciamo "intenso come un Bloody Mary", perfettamente in tema brunch), il deputato Franco Manes e il vice presidente Bertschy, entrambi in giacca e cravatta, come se davvero dovessero trattare i destini infrastrutturali del nord-ovest.
La location c’era, i ruoli pure, ma la scena era più da fotoromanzo che da trattativa ministeriale: venti minuti scarsi, sorrisi d’ordinanza, e l’immancabile comunicato stampa a chiudere il siparietto. La cosa più concreta dell’incontro? L’annuncio che il vicepremier salirà in Valle "a inizio settembre". Tempo perfetto per i funghi e le foto istituzionali.
Il commento più lucido, come sempre, è arrivato dalla Cave, quartier generale delle Betoneghe:
«Difficile commentare un incontro di 20 minuti... prossima tappa il raddoppio della rete ferroviaria?
E ancora: «A vedere le foto, sembrava più che altro un briefing per decidere quando far venire Salvini in Valle, altro che dossier tecnici… ministro in camicia estiva, senza cravatta e senza pensieri».
In effetti, dai comunicati risulta che si sia parlato di tutto un po’: treni che non partono, autobus verso la Svizzera che nessuno prende, viadotti da rifare (ma con calma), aeroporto di Saint-Christophe che sogna la categoria superiore. E naturalmente, la seconda canna del Monte Bianco, oggetto di "attenzione prioritaria", come dire: ci pensiamo, ma intanto godiamoci l’estate.
Insomma, un po’ passerella, un po’ calendario promesse. Mancava solo la playlist Spotify col remix di "O mia bella madunina" e "Sarre mon amour". Ma settembre arriva presto, e chissà che Salvini, tra una fontina e un selfie a Pont-Saint-Martin, non ci sorprenda con la sua proverbiale concretezza.
Nel frattempo, in Valle, i treni restano fermi. Ma almeno la camicia è stirata.
Nel frattempo, la Regione – quella vera, in alto, tra un assessore in cerca di visibilità e uno in cerca di futuro politico – approva contributi a pioggia. È il tempo delle semine elettorali: agricoltura, viticoltura, incendi boschivi. Si fa tutto. Si approva tutto. Si contribuisce a tutto. In previsione del suicidio politico post-elettorale (e qui, l’ironia lascia spazio al sarcasmo), si organizza persino la Giornata per la prevenzione del suicidio il 13 settembre. Almeno su questo, c’è coerenza.
E mentre il Percorso in Rosso accende Saint-Rhémy-en-Bosses col Jambon DOP, Corrado Jordan lo dice chiaro: “La nostra comunità ci crede”. Beato lui. I 26 giovani del Conseil des Jeunes Valdôtains intanto simulano il Parlamento: illusi. A settembre toccherà a loro vedere cosa succede quando il teatro della politica diventa Cabaret de la réalité. Spoiler: non si ride.





