CRONACA - 27 luglio 2025, 09:00

Un cappuccino per cantare l’Europa

Dall’Eurofestival ai bar di Varsavia: balliamo sul prezzo del caffè come se fosse latte montato

Un cappuccino per cantare l’Europa

«Una tazza di caffè, una tazza di caffè…» cantava il concorrente più iconico (e caffeinomane) dell’ultimo Eurofestival, mentre mezza Europa si chiedeva: “Ma quanto costa davvero questa benedetta tazza?”. La risposta è semplice: dipende da dove la bevi e da quanto è spesso il portafoglio. Ma se ti trovi a Copenaghen, forse è meglio ordinare un bicchiere d’acqua.

In fondo, il caffè è l’unità di misura universale della vita adulta. È il primo amore del lunedì mattina, il carburante dei pendolari e l’unico compagno fedele di molte riunioni su Zoom. Ma è anche diventato un indicatore economico che farebbe impallidire Mario Draghi: nasce l’indice cappuccino, il nuovo spread emotivo tra salario e schiuma.

I danesi, ad esempio, spendono poco (1,89 €), ma a Copenaghen il cappuccino ne costa 5,81. Magia della macroeconomia o colpo di Stato della moka? Più giù, in Kosovo, una tazza costa 1,27 euro. In Italia, regina del caffè, l’espresso medio è a 1,53. Eppure, a Varsavia, dove dovresti pagare meno, ti pelano come se fossi in un bistrot di Saint-Germain-des-Prés: 4,24 euro a tazzina. Qualcuno dica ai polacchi che non è champagne.

Poi ci sono i francesi, noti per lo snobismo anche al bancone. Il loro espresso costa 3,42 euro, ma lo ordina meno del 9%. Preferiscono cappuccino e latte macchiato, come se fosse tutto un gigantesco brunch parigino senza fine. Va detto: con uno stipendio medio di 32.354 euro, se lo possono pure permettere. Anche se un po’ di sobrietà non guasterebbe.

In Lituania, invece, con una tazza a 3,39 euro e stipendi da 15.909 euro, ogni sorso pesa sul conto come una rata del mutuo. Là il caffè non lo bevi, lo finanzi a rate. Nel frattempo, in Lussemburgo, dove il reddito è di 50.410 euro, una tazza costa 3 euro ma non fa una piega: è come per noi comprare una mentina.

L’Europa si divide così: da un lato chi può permettersi il caffè e ci scrive le canzoni (Danimarca, Italia, Lussemburgo), dall’altro chi lo paga come fosse tartufo bianco (Polonia, Islanda, Svizzera). Ma c’è chi lo misura in sogni: a Roma, con lo stipendio medio, puoi ordinare 1.399 cappuccini al mese. A quel punto, puoi affogare qualsiasi crisi esistenziale nella schiuma.

Nel frattempo, le aziende del caffè ringraziano: nel 2024 si sono tostati oltre 10 miliardi di chili di chicchi. E sì, costa solo un centesimo produrre un espresso, ma tra l’affitto, la corrente e il barista hipster in camicia a quadri, il prezzo finale lo paghi anche in dignità.

Alla fine, però, il punto è un altro: non importa quanto costa. Se una canzone sull’Eurofestival può urlare al mondo l’amore per una semplice tazza di caffè, allora vuol dire che l’Europa è ancora unita da qualcosa. Che sia la moneta o la moka, poco cambia.

j.f.

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