Dov'è la parità di genere? La domanda – incalzante, provocatoria, ripetuta come un mantra – ha fatto da filo conduttore all’incontro pubblico organizzato da Alleanza Verdi-Sinistra e Rete Civica in vista del referendum confermativo del 10 agosto. Un appuntamento storico, il primo nella storia valdostana, che però sta scivolando nel silenzio generale, senza confronti pubblici, senza tribune, con tabelloni semi deserti e un dibattito democratico che stenta a prendere forma.
Eppure, avvertono i promotori del NO, in gioco c’è molto più di una semplice modifica tecnica. “La nuova legge che sarà sottoposta a referendum non promuove la parità di genere – è stato detto chiaramente –. Le tre preferenze senza obbligo di alternanza sono un imbroglio.”
A introdurre il confronto, moderato e rilanciato con forza, è stata la giornalista de La Stampa Cristina Porta, che ha sottolineato quanto il tema del voto del 10 agosto – le modalità di elezione del Consiglio regionale – sia vitale per la democrazia. “Ma non se ne parla. E se non si discute, non si sceglie: si obbedisce.”
Tra i punti centrali, appunto, la questione della rappresentanza di genere. Secondo Katya Foletto, il cuore della riforma avrebbe dovuto essere una doppia preferenza di genere, uomo-donna, come avviene in molte Regioni italiane. Invece no. La proposta è stata bocciata e sostituita da una possibilità di indicare tre preferenze, anche tutte dello stesso sesso. “Così – ha spiegato Foletto – si possono votare tranquillamente tre uomini e il voto è perfettamente valido. Dov’è la parità di genere?”
Una domanda che ha fatto eco anche nell’intervento di Gabriella Poliani, che ha ricostruito il travagliato percorso del Comitato per la riforma elettorale, partito con buoni propositi ma finito nel nulla. “La vera riforma non si è fatta. Sono stati respinti sia il referendum propositivo sia quello consultivo. All’ultimo momento è arrivata questa ‘pezza’, un maquillage delle preferenze pensato più per accontentare le cordate elettorali che per innovare davvero.”
Toni accesi anche da parte del senatore Giuseppe De Cristofaro, di Sinistra Italiana, che ha criticato duramente l’impianto della legge attuale. “Questa legge non garantisce né rappresentanza, né governabilità. Ha una soglia di sbarramento assurda, ostacola i nuovi soggetti politici e, soprattutto, non introduce nessun vero equilibrio di genere nelle candidature. Altro che multipreferenza: è una multischifezza. E se passa il Sì il 10 agosto, sarà la pietra tombale su una riforma vera.”
La serata ha registrato anche un affondo politico diretto: bersaglio dell’indignazione è stato il movimento Valle d’Aosta Aperta. “A febbraio erano contrari alla legge delle tre preferenze, oggi sono nel Comitato del Sì a fianco dell’UV – è stato denunciato –. E si sono pure mossi per impedire l’affissione del manifesto del NO. Altro che apertura, qui si chiudono gli spazi democratici.”
Nel corso dell’incontro è emersa la volontà di contrastare il Sì con coerenza e presenza attiva sul territorio. Lo dimostra l’impegno di Chiara Minelli, consigliera AVS, tra le prime a votare contro in aula, e oggi tra le promotrici della campagna informativa che prevede la distribuzione di 20 mila volantini e una serie di incontri pubblici. I prossimi sono già in calendario: mercoledì 30 luglio a La Thuile, venerdì 1° agosto a Issogne, giovedì 7 agosto a Pont-Saint-Martin, tutti alle ore 21.
Il titolo della serata resta la chiave del messaggio: “Dov’è la parità di genere?”. La risposta, per chi ha partecipato, è tanto amara quanto chiara: non in questa legge, non in questo referendum, non in questo silenzio.





