«Grazie presidente, intervengo per esprimere lo stupore e la mia totale contrarietà all’impugnativa del Consiglio dei Ministri contro la legge regionale della Valle d’Aosta n.12/2025». Così il deputato autonomista Franco Manes ha aperto il suo intervento alla Camera, rompendo ogni diplomazia di fronte a quella che definisce «una totale assurdità».
La legge valdostana stanziava in via d’urgenza 8 milioni di euro per far fronte ai danni causati dagli eventi alluvionali e valanghivi del 16 e 17 aprile. Fondi anticipati dalla Regione, in attesa del rimborso da parte della protezione civile nazionale. «Un’azione di buon senso – ha spiegato Manes – che dimostra la concretezza tipica dei montanari: agire subito, parlare poco».
Ma per Roma no. Per il Consiglio dei Ministri, quella legge «eccede dalle competenze statutarie» e viola l’articolo 117 della Costituzione. Una tesi tecnicista che il parlamentare smonta senza mezzi termini: «Si invoca la Costituzione solo quando fa comodo – ha accusato – e si dimenticano gli articoli che danno competenze primarie alle Regioni a Statuto Speciale. Qui si punisce l’efficacia, si punisce il buon governo».
Manes non risparmia nulla, nemmeno la Lega, che in Valle si proclama alleata delle autonomie ma a Roma vota con la Meloni: «È ridicolo – tuona – che gli stessi partiti che a livello locale chiedevano di anticipare le risorse, oggi impugnino la legge che ha fatto esattamente quello».
A peggiorare il quadro, c’è la memoria dei valdostani ancora fresca dell’alluvione del giugno 2024, per cui i ristori statali non sono ancora stati del tutto elargiti. E quando la Regione prova a fare da sé, arriva la sanzione.
Dietro la facciata dei “tecnicismi” Manes vede un disegno politico chiaro: «Non prendiamoci in giro – ha detto – qui si maschera un’impugnativa con motivazioni ideologiche, che ignorano lo Statuto Speciale e l’identità culturale del popolo valdostano. Un’autonomia non più tollerata da uno Stato sempre più centralista».
Chiude con un messaggio forte, rivolto a chi ancora crede che da Roma possa arrivare il rispetto per le autonomie: «Difendere questi territori, le minoranze linguistiche e le competenze speciali non si può fare con i partiti nazionali. Serve la voce dei movimenti autonomisti, come la mia Union Valdôtaine e la SVP».
Un intervento che lascia il segno. E che riporta al centro del dibattito la domanda chiave: l’autonomia valdostana è ancora riconosciuta come valore dalla Repubblica, o è solo un fastidio da impugnare?





