ECONOMIA - 23 luglio 2025, 21:42

Fonti rinnovabili, via libera al ddl: tra obiettivi ambiziosi, dubbi politici e rischio “fotovoltaico selvaggio”

L’Aula approva il disegno di legge regionale sulle energie rinnovabili, ma emergono perplessità su metodo, contenuti e impatti. Autonomia e paesaggio al centro del confronto

Fonti rinnovabili, via libera al ddl: tra obiettivi ambiziosi, dubbi politici e rischio “fotovoltaico selvaggio”

È stato approvato a maggioranza il disegno di legge regionale in materia di fonti energetiche rinnovabili, frutto di un percorso concertato tra Assessorati e enti locali, che punta a disciplinare l’individuazione delle aree idonee, la semplificazione delle procedure autorizzative e la promozione degli impianti. L’obiettivo: raggiungere entro il 2030 i target imposti dallo Stato e dall’Unione europea. Ma non mancano le voci critiche, anche tra chi ha votato a favore, e si fanno strada timori su un’applicazione troppo frettolosa e poco radicata nei bisogni reali della Valle d’Aosta.

Con 24 voti favorevoli e 10 astensioni, il testo – illustrato in Aula dal consigliere UV Roberto Rosaire – si propone come "strumento strategico" per rafforzare la transizione energetica, con un’attenzione dichiarata alla compatibilità ambientale, paesaggistica e culturale. Rosaire ha indicato tre assi fondamentali: definizione delle aree, regimi amministrativi più snelli, governance partecipata tramite un Tavolo tecnico.

Ma proprio quest’ultimo è stato al centro dello scontro politico: un ordine del giorno del PCP per rafforzarne la composizione è stato bocciato. Chiara Minelli ha denunciato la mancanza di figure tecniche specifiche nel Tavolo e l’assenza di una strategia chiara per raggiungere i 328 MW richiesti. Ha sottolineato anche la debolezza delle politiche sulle CER, con nessuna comunità energetica pubblica attiva ad oggi.

Pur approvando il disegno di legge, Stefano Aggravi (RV) ha messo in guardia da un’impostazione troppo "centralistica e pianificata", che rischia di penalizzare l’autonomia e le specificità valdostane: «Non possiamo diventare meri esecutori di decisioni esterne». Sulla stessa linea anche Pierluigi Marquis (FI), che ha definito l’obiettivo dei 380 MW assegnato alla Valle «ambiziosissimo» e difficilmente realizzabile senza una vera politica industriale. Il nodo, per lui, è il fotovoltaico: unico settore su cui puntare davvero, ma senza perdere di vista la bellezza del paesaggio.

Più critico Luca Distort (Lega VdA), che ha espresso diffidenza verso il fotovoltaico, definendolo «a bassa efficienza» e «consumatore di suolo»: bene l’uso di tetti e superfici già urbanizzate, ma l’agrivoltaico – a suo dire – «è un bluff». Ha chiesto progetti di qualità che non compromettano la vocazione turistica e agricola della Valle. E ancora più diretto Diego Lucianaz (GM), che ha parlato di «autonomia disattesa»: «Anche qui Bruxelles comanda e noi eseguiamo». Ha puntato il dito sulle zone grigie del provvedimento e sull’inclusione di aree agricole nei possibili siti di impianto.

Di tono più pragmatico il capogruppo del PD, Paolo Cretier, che ha rivendicato la semplificazione delle procedure e l’uso di aree dismesse per evitare ulteriore consumo di suolo. Ha parlato di «obiettivo ambizioso ma sostenibile», sottolineando il potenziale delle provvidenze per cittadini ed enti. 

La partita, comunque, è solo all’inizio. Il ddl fissa un quadro normativo, ma la vera sfida sarà nei provvedimenti attuativi: nella concretezza dei progetti, nella qualità degli impianti, nella capacità di armonizzare energia e paesaggio, innovazione e vocazione territoriale. In gioco non c’è solo la transizione ecologica, ma anche la credibilità dell’azione politica regionale. E l’autonomia, ancora una volta, si misura nei dettagli.

pi.mi.

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