Aveva solo quindici anni. Un’età in cui il mondo è ancora tutto da scoprire, come i sentieri di montagna che si arrampicano sopra la piana di Aosta, tra cielo e silenzio. E invece, quel cammino si è interrotto tragicamente, sulla Becca di Viou, a quota 2.000 metri, dove stamattina un elicottero del Soccorso alpino ha individuato il corpo senza vita del ragazzo disperso da martedì sera.
Era stato lui stesso, ieri, a chiamare i genitori: si era perso. Un filo di voce e di preoccupazione, probabilmente già il presagio di qualcosa che non andava. Poi il buio, l’attesa, l’angoscia che cresceva con il passare delle ore. I genitori avevano immediatamente dato l’allarme e le ricerche erano partite con ogni mezzo disponibile: squadre a terra, droni, elicotteri, tecnologie e fiato, uomini e speranza.
Ma la montagna, ancora una volta, si è presa la sua parte di silenzio.
Il ragazzo — di nazionalità straniera, solo sul sentiero — è precipitato in un punto impervio del tracciato che porta alla Becca di Viou, a 2.856 metri, una delle cime più panoramiche e battute del circondario. Il suo corpo è stato ritrovato stamattina, durante un sorvolo in elicottero, poco sopra quota duemila.
L’esatta dinamica dell’incidente è ancora da chiarire. A occuparsene sono i militari del Sagf della Guardia di finanza, ma la prima ricostruzione parla di una caduta accidentale, in una zona dove un passo falso può essere fatale, specie se si è soli, stanchi, disorientati.
Alle ricerche hanno partecipato il Soccorso alpino valdostano, il Corpo forestale, i vigili del fuoco, il Sagf. Una macchina imponente, mossa dall’urgenza di salvare una vita. Ma stavolta non è bastato.
E oggi, al dolore immenso di una famiglia, si unisce quello di un’intera comunità: una giovane vita spezzata nel silenzio della montagna, che da luogo di libertà si è trasformata in trappola, in tragedia.
Non era un alpinista, era un ragazzo. Con la voglia di camminare, forse di perdersi un po’, come fanno i quindicenni. Ma a volte, perdersi tra i boschi non è una parentesi d'avventura: è l’ultima pagina di una storia che non doveva finire così.