È giusto che un cittadino debba andare al patronato per leggere una multa? È legittimo che, per conoscere un atto pubblico, debba delegare terzi, pagare una stampa e rivelare dati personali a estranei? E’ giusto che l’assessore prometta la soluzione del problema e ciò non avvenga. Se la soluzione è quella denunciata da un nostro lettore allora tanto valeva promettere.
Nel Comune di Aosta ormai succede anche questo. Non solo la riscossione delle sanzioni è stata appaltata a soggetti privati, ma anche la notifica delle stesse è diventata un groviglio kafkiano che sembra progettato apposta per complicare la vita ai cittadini. E per umiliarli. A raccontarcelo è il contenuto di un verbale notificato da “SEND – notifichedigitali.it”, un servizio privato gestito da una società con sede a Melzo, in provincia di Milano, che si occupa dell’invio delle sanzioni per conto del Comune.
Ecco come funziona: arriva a casa una comunicazione con valore legale che non contiene il verbale, ma solo l’avviso. Per leggere la multa, bisogna accedere a una piattaforma digitale, fare il login, scaricare il PDF, e se si deve pagare, completare tutto online o tramite PagoPA. E se uno non ci riesce? Ci sono due opzioni: o si fa aiutare da qualcuno, o si va in un punto di ritiro convenzionato. Ma attenzione: Aosta non ha nemmeno uno sportello fisico SEND. Stupisce che nessuno abbia pensato di creare un punto di assistenza presso l'Aps, l'azienda pubblici servizi, società in house del Comune di Aosta.
Quindi, per capire cosa ti stanno contestando, devi andare da un CAF o da un’associazione. Pagando. Esplicitamente: “Servizio di stampa a pagamento, 1,40 €”. E con la beffa finale: se la multa non la leggi, ha comunque effetti giuridici.
Un cittadino, magari anziano, magari povero, magari senza internet o uno smartphone, viene così costretto a farsi accompagnare, a pagare per leggere una sanzione, a raccontare i propri affari a un estraneo, violando la propria privacy. In cambio di cosa? Di una presunta “semplificazione” digitale che semplifica solo la vita dell’amministrazione e di chi ci guadagna.
Perché il Comune ha scelto questa modalità di notifica senza prevedere nemmeno un punto fisico di assistenza sul territorio? Perché non ha preteso, quantomeno, una sede di sportello nella città dove vengono recapitate le sanzioni? Aosta è l’ente committente, non può fare finta di non sapere.
Ma ancora più colpevole appare l’assessore comunale alle Finanze e ai Tributi, che di fronte a questa situazione non ha previsto alcuna forma di supporto pubblico gratuito, nessun presidio municipale, nessun avviso chiaro ai cittadini. Zero. Il tutto è demandato ai privati, con il Comune che si limita a incassare.
Si parla tanto di digital divide, di facilitatori digitali, di cittadinanza attiva. Ma qui siamo all’opposto della cittadinanza: un cittadino sanzionato viene trattato come un cliente maldestro, senza diritti e senza voce.
Nel silenzio della politica locale, questa ennesima esternalizzazione conferma una tendenza ormai consolidata: il cittadino non è più l’utente da servire, ma un problema da smaltire, meglio se a distanza, meglio se altrove. Si chiama “innovazione”, ma puzza di deresponsabilizzazione e menefreghismo.
Nel 2025, ad Aosta, non c’è nemmeno più bisogno di avere il coraggio di bussare alla porta di un ufficio pubblico: tanto la porta non c’è più. C’è solo un QR code, un’app, e una rassegnazione crescente.
Appello alla vicesindaca: se lei non si ricorda dei cittadini, i cittadini si ricorderanno di lei
Gentile vicesindaca,
può anche far finta che vada tutto bene, che il sistema funzioni, che basti un clic per mettere tutto a posto. Ma le ricordiamo che non tutti vivono attaccati al cellulare, non tutti sanno usare un’app, e soprattutto non tutti possono permettersi di pagare per leggere una multa.
La invitiamo, anche solo per una volta, a recarsi di persona in un CAF, in fila, accanto a un pensionato che deve pagare 1,40 € per ricevere un verbale che il suo Comune gli ha mandato da Milano.
Guardi quegli occhi. Ascolti quelle parole. Si prenda la briga di toccare con mano le conseguenze di scelte fatte sopra la testa delle persone.
Perché vede, a settembre si vota. E non tutti i cittadini hanno la memoria corta.
C’è chi le umiliazioni se le segna. C’è chi le ingiustizie le conta, una per una.
E c’è chi, davanti all’urna, non dimentica chi li ha costretti a elemosinare diritti da una stampante a pagamento.
Se davvero vuole parlare di trasparenza, di equità, di vicinanza alla popolazione, cominci da questo:
ridia dignità ai cittadini. E lo faccia prima che siano loro a togliere la fiducia a lei.