ATTUALITÀ POLITICA - 22 luglio 2025, 22:11

Altro che autonomie: il governo calpesta la Valle d’Aosta

Il Consiglio dei ministri impugna la legge di emergenza post-alluvione votata dal Consiglio regionale. Per Roma la solidarietà è incostituzionale. Un nuovo, intollerabile attacco all’autogoverno della Petite Patrie

Salvini Lupi Tajani Meloni stangano la Petite Patrie

Salvini Lupi Tajani Meloni stangano la Petite Patrie

Non bastava la lentezza dei ristori statali, l’assordante silenzio della Protezione civile nazionale e il progressivo svuotamento delle prerogative regionali sotto il mantello dell’unità repubblicana. Ora il Governo centrale arriva addirittura a impugnare una legge della Valle d’Aosta pensata per aiutare i Comuni colpiti da un evento devastante: l’alluvione e le valanghe del 16 e 17 aprile 2025.

Il Consiglio dei ministri, con il placet del ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, ha deciso che la legge regionale 12/2025, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, “eccede le competenze statutarie” e “viola il coordinamento della finanza pubblica”. Tradotto: lo Stato vieta alla Valle d’Aosta di aiutare se stessa.

La motivazione è tanto tecnica quanto ideologica. Roma giudica incostituzionale l’intervento perché toccherebbe materie “statali”: sistema contabile, protezione civile, finanza pubblica. Ma ci si dimentica – o si fa finta di dimenticare – che la Valle d’Aosta è una Regione a Statuto Speciale, dotata di potestà legislativa primaria proprio in materia di finanza locale e organizzazione dei Comuni (articoli 2 e 3 dello Statuto). Non stiamo parlando di una trovata populista o di una misura elettorale, ma di trasferimenti straordinari e urgenti verso amministrazioni locali messe in ginocchio da frane, smottamenti e valanghe.

Quella che si profila, ancora una volta, è l’erosione silenziosa dell’autonomia valdostana, ridotta ormai a un simulacro folkloristico: bilingue solo nei proclami, autogovernata solo nei limiti concessi dal Ministero dell’Economia.

Non è la prima volta. In passato lo Stato ha impugnato norme su tributi, ambiente, urbanistica, sanità. E ogni volta si è sbandierato il rispetto della Costituzione per mascherare una verità più amara: l’autonomia non è più tollerata. Non da questo Governo, e non da uno Stato che predica il regionalismo differenziato mentre colpisce le Regioni Speciali.

La Valle d’Aosta ha chiesto poco: poter usare risorse proprie, già disponibili in bilancio, per aiutare i propri Comuni. Ha chiesto di fare ciò che la sua storia, il suo Statuto e il suo popolo le hanno sempre riconosciuto: agire in proprio, nel rispetto di sé e delle sue competenze.

Con questo ennesimo schiaffo, Roma dimostra di non voler più riconoscere né l’eccezionalità della montagna, né la dignità delle autonomie. La Petite Patrie è sempre più piccola, e rischia di scomparire.

Forse è giunto il momento di alzare la voce. Perché oggi ci impongono di non aiutare i nostri Comuni, domani ci chiederanno di spegnere anche la nostra identità.

pi.mi.

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