ECONOMIA - 21 luglio 2025, 11:08

Sciopero quasi totale alla Lidl: “Calpestati diritti e dignità”

Massiccia adesione allo sciopero nazionale nel punto vendita di Saint-Christophe. UILTuCS all’attacco: “L’azienda aggira la legge e reprime la protesta”. Il segretario Raffaele Statti annuncia contromisure legali.

Trentaquattro su trentacinque. Un dato che parla da solo e che sintetizza tutta la rabbia e la determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori del supermercato Lidl di Saint-Christophe, in Valle d’Aosta. La quasi totalità del personale ha incrociato le braccia venerdì 18 luglio, aderendo allo sciopero nazionale proclamato da FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL e UILTuCS UIL per protestare contro l’immobilismo dell’azienda sul rinnovo del contratto integrativo aziendale.

“Sono due anni che i lavoratori aspettano risposte — tuona Raffaele Statti, segretario regionale UILTuCS VdA — e invece ricevono solo arroganza, pressioni e atteggiamenti repressivi. Questo non è un confronto, è una provocazione sistematica.”

Lo sciopero, accompagnato da un presidio sindacale davanti al supermercato, ha voluto lanciare un messaggio chiaro: non si può continuare a ignorare le esigenze di chi, ogni giorno, garantisce il funzionamento di una delle più grandi catene della GDO.

Ma Lidl ha scelto la strada dello scontro. In Valle d’Aosta, come in molte altre regioni, l’azienda ha tentato di aggirare la chiusura forzata del punto vendita facendo arrivare capi area, capi filiale e una lavoratrice da fuori regione per sostituire il personale in sciopero.

“È un comportamento inaccettabile — denuncia Statti — che viola l’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, quello che sancisce il divieto di attività antisindacale. Abbiamo già attivato le procedure legali per far valere i nostri diritti in tribunale.”

Il tentativo di Lidl di silenziare la protesta non ha fatto altro che rafforzare l’unità dei lavoratori valdostani, che si sono organizzati anche nella distribuzione di volantini informativi ai clienti, molti dei quali ignari dello sciopero in corso.

“Questa non è solo una vertenza contrattuale — aggiunge Statti — è una battaglia per la dignità. Le lavoratrici e i lavoratori chiedono solo una cosa: rispetto. Lidl, invece, sta scegliendo di criminalizzare chi alza la testa.”

Il segretario UILTuCS ha inoltre sottolineato la gravità delle pressioni aziendali, denunciate in più territori: cambi turno imposti, trasferte forzate, uso disinvolto di personale intermittente per spezzare la mobilitazione.

In un momento storico in cui il lavoro dovrebbe essere valorizzato, Lidl sembra invece voler calcare la via della chiusura e del ricatto indiretto, ben sapendo che in piccole realtà come quella valdostana la compattezza dei lavoratori può bloccare davvero la produzione. E infatti è già successo.

pi/rs

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