Chez Nous - 16 luglio 2025, 08:00

MOT DE PASSE, CASSE-TÊTE

PASSWORD ROMPICAPO

MOT DE PASSE, CASSE-TÊTE

Avanti il prossimo, anzi no, torna indietro: ti è scaduta la carta d’identità elettronica? Addio SPID. Addio CIE. Addio fascicolo sanitario. Addio Agenzia delle Entrate. Addio INPS, INAIL, ANPR, PagoPA, IO e perfino Tu. In compenso, benvenuto nel girone dei dannati digitali: quelli che, come me, ogni tot anni devono ricominciare da capo, nel delirio delle credenziali scadute, dei codici smarriti, degli accessi negati. Il tutto in nome dell’innovazione, s’intende.

Renato Brunetta, il Napoleone dell’amministrazione digitale, si è lasciato dietro una scia di sigle e incubi. Prima la posta certificata (PEC), poi lo SPID, poi la CIE, poi l’APP IO, poi l’identità digitale europea che verrà (forse), poi il portale per la sicurezza, poi quello per i bonus, poi l’altro per la scuola, e infine il più grande baraccone digitale di tutti: il caos. Una piramide di accessi, duplicazioni e verifiche a due fattori che neanche un romanzo di Dan Brown saprebbe tenere insieme.

E intanto, noi poveri cristi.

Noi che non abbiamo un figlio hacker, un nipote smanettone, o semplicemente un’anima pia che ci prenda per mano e ci dica: “clicca qui, non lì”. Noi che, per rinnovare una ricetta medica, per controllare un pagamento o per iscrivere il figlio a scuola, dobbiamo fare lo slalom tra QR code, OTP, PIN, PUK e santi protettori.

Ma è mai possibile, mi chiedo, che nel 2025, non si riesca ad avere un solo accesso unico, semplice, personale, una benedetta login con una password nostra, gestibile, stabile, riconosciuta ovunque? Una chiave d’ingresso unica, come succede da anni con Google, Apple o Facebook. Invece no: ad ogni portale il suo protocollo, ad ogni ufficio la sua preghiera, ad ogni ministero il suo enigma.

E guai a sbagliare password troppe volte: vieni sbattuto fuori come un ladro. Devi dimostrare chi sei con un selfie, un documento, un codice inviato via piccione viaggiatore, e possibilmente il test del DNA.

Il dramma è che non trovi un interlocutore umano. Prova a chiamare. Ti risponde un robot. Scrivi una mail? Ti rimbalza un messaggio automatico. Vai allo sportello? Ah no, quello non esiste più. Digital first. Physical mai più. E se protesti, ti dicono che è per la tua sicurezza. Per semplificarti la vita. Semplificare, capito? Una parola che nella burocrazia digitale italiana suona come una presa per i fondelli.

E allora mi domando: ma la nostra Petite Patrie, che ogni tanto si ricorda dell’identità, della vicinanza, della solidarietà, possibile che non riesca a istituire un servizio di assistenza reale e quotidiana per chi, da solo, non ce la fa? Perché va detto: chi non ha un nipote informatizzato oggi è un cittadino dimezzato.

La modernità, così com'è pensata, esclude, invece che includere. È un sistema costruito per chi ha dimestichezza, tempo, pazienza e memoria infallibile. Gli altri? A zero. Peggio: in crisi di nervi.

E non venitemi a spiegare, con tono da espertoni, che login vuol dire "accesso" e password "parola chiave". Per molti, sono solo due parole inglesi che aprono le porte dell’inferno. E che dovrebbero farci riflettere su una cosa semplice: la tecnologia, senza umanità, è solo un'altra forma di esclusione.

Nel frattempo, se vedete un tizio al Comune che bestemmia davanti a un totem perché non si ricorda più la password, fate un gesto d’altruismo: offritevi di aiutarlo. Potrei essere io.

PASSWORD ROMPICAPO

Tu veux accéder à ton dossier médical ? À ton compte fiscal ? À une prestation de l’INPS ? À une amende que tu n’as jamais comprise ? Ah, désolé, ta carte d’identité électronique est expirée. Pas de CIE, pas de SPID. Et donc pas d’accès. Pas d’aides, pas de certificats, pas de bonus. Seulement des murs digitaux, hauts et hostiles. Bienvenue en enfer numérique.

Tout a commencé avec Renato Brunetta, le grand prêtre de l’innovation publique à l’italienne. La boîte mail certifiée, le SPID, la CIE, l’app IO, les portails en série, les doubles authentifications, les QR codes, les identités numériques croisées, les codes temporaires, les PIN et les PUK. Et le chaos.

Et nous, les pauvres bougres ?

Nous qui n’avons pas de petit-fils geek, pas de nièce informaticienne, pas de voisin bienveillant prêt à cliquer à notre place. Nous qui, pour renouveler une ordonnance médicale, consulter une amende ou inscrire un enfant à l’école, devons plonger dans une jungle de mots de passe oubliés, de profils bloqués, de messages d’erreur en majuscules.

On nous parle d’innovation, mais c’est de la confusion. On nous promet de la simplification, mais c’est de l’humiliation. On cherche un interlocuteur ? Il n’y en a pas. On écrit un mail ? Réponse automatique. On téléphone ? Robot. On se rend au guichet ? Il n’existe plus. Digital first. L’humain ? Plus tard. Peut-être.

Pourquoi, en 2025, n’existe-t-il pas un accès unique, stable, personnel, comme le font depuis longtemps Google ou Apple ? Pourquoi chaque administration a-t-elle son propre mot de passe, son propre portail, son propre labyrinthe ?

Et quand tu rates trois fois ton mot de passe, c’est fini : tu es éjecté du système, comme un pirate. On te demande une preuve d’identité, un selfie, un code envoyé par hibou express, et peut-être un échantillon d’ADN.

Et le plus tragique ? C’est que tout ça est censé t’aider.

Et la Petite Patrie dans tout ça ?
Peut-on lui suggérer, humblement, d’instaurer un service de conseil pratique, quotidien, de proximité, pour ceux qui n’ont pas la chance d’avoir un jeune dans la famille pour naviguer dans ce dédale technocratique ? Une aide réelle, humaine, sur place. Pas une FAQ sur un site inaccessible.

Car aujourd’hui, celui qui n’a pas de petit-enfant connecté est un citoyen diminué.
Et je le dis sans ironie : l’exclusion numérique est une forme moderne de discrimination.

Ah, et au fait : login veut dire “identifiant”, password veut dire “mot de passe”. Mais pour beaucoup, ce sont juste deux mots anglais qui ouvrent les portes de la galère.

Et si jamais vous croisez quelqu’un qui s’énerve devant une borne numérique en marmonnant des jurons… soyez sympa : aidez-le.

Ça pourrait bien être moi.

piero.minuzzo@gmail.com

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