CRONACA - 28 giugno 2025, 13:37

A FUOCO L’ESTATE: CALDO AFRICANO SULLA PETITE PATRIE

Ondata di calore fuori scala in tutta Italia, con picchi fino a 39°C al Sud. Anche la Valle d’Aosta, pur più fresca, subisce gli effetti del clima impazzito: zero termico a 5100 metri, fusione precoce della neve e ghiacciai sotto stress. L’allarme del climatologo Massimiliano Fazzini: “Il rischio è una crisi idrica già a luglio”

Infografica Centro Multifunzionale Regione Autonoma Valle d'Aosta

Infografica Centro Multifunzionale Regione Autonoma Valle d'Aosta

Nella Petite Patrie non si cuoce ancora come a Foggia o a Cagliari, ma non c’è da stare tranquilli: anche la Valle d’Aosta vive gli effetti diretti di un’estate che si annuncia tra le più torride e precoci degli ultimi anni. Temperature già oltre i 30°C in fondovalle, zero termico schizzato fino a 5100 metri, vento di Föhn e radiazioni UV “molto alte” in montagna: il bollettino parla chiaro, non è solo un’estate calda, è una stagione che brucia le certezze climatiche.

A dirlo con precisione scientifica è Massimiliano Fazzini, climatologo e geologo, coordinatore del Team sul Rischio Climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale:

I valori massimi delle ultime ore – sino a 39°C nella Capitanata pugliese e nella Sardegna sud-orientale – stanno già determinando notevoli criticità, sia relativamente all’ambiente fisico sia alle problematiche biometeorologiche. E sembrerebbe molto elevata la probabilità che l’anticiclone subtropicale di matrice continentale, più semplicemente detto africano, possa persistere per alcuni giorni”.

Sembra paradossale dirlo in Valle d’Aosta, ma qui il problema non è tanto la temperatura percepita… quanto quella in quota.
L’innalzamento della quota dello zero termico – attualmente intorno ai 4700 metri e previsto nel weekend a circa 5100 m – sta determinando una rapida fusione (non scioglimento) del manto nevoso stagionale, fino a pochi giorni fa presente in maniera abbondante sulla catena alpina”, spiega Fazzini.

La fusione anticipata della neve compromette lo stoccaggio naturale dell’acqua nei ghiacciai: “La conseguenza più significativa è la minore disponibilità di neve che non potrà essere rilasciata nei mesi più caldi – luglio e agosto – quando la domanda idrica è maggiore. A ruota, soffriranno anche i ghiacciai, che senza copertura nevosa sono esposti a una fusione rapida del ghiaccio fossile”.

In altre parole, la neve che doveva rinfrescare l’estate… si è sciolta in primavera.

Non è solo una questione di acqua da bere o per irrigare. L’effetto domino riguarda anche la stabilità dei versanti alpini:

Il permafrost interstiziale – quel “collante” naturale che tiene insieme le rocce d’alta quota – è sempre meno esteso. Lo vediamo già ora, con frane complesse che coinvolgono ghiaccio, roccia e detriti. E siamo solo a fine giugno”.

Una settimana in più con queste condizioni – calde, secche e senza temporali significativi – potrebbe aprire scenari da codice rosso, con conseguenze su tutti i settori produttivi e sulla salute pubblica.

Secondo l'Agenzia Ansa Sono circa 600 le persone ad Aosta che vivono da sole e che con le alte temperature sono a rischio per le proprie patologie. In questi giorni vengono contattate telefonicamente nell'ambito dei servizi per anziani gestiti in co-progettazione dal Comune. L'obiettivo è monitorarne le condizioni. Per la giornata di oggi il Centro funzionale della Regione Valle d'Aosta ha diramato una segnalazione per "caldo anomalo" valida su tutto il territorio regionale. Ad Aosta oggi sono attesi fino a 33 gradi, a Cogne 28, a Courmayeur 29 e a Cervinia - che si trova a 2.000 metri di quota - 22.

Abbiamo a che fare con un'ondata di calore? La domanda non è banale. Fazzini ci invita a non banalizzare il concetto di “ondata di calore”:

Ci sono due approcci: uno epidemiologico, che misura l’impatto sulla salute umana, e uno climatologico. Quest’ultimo – adottato anche dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale – definisce ondata di calore un periodo di almeno 3-6 giorni consecutivi con temperature medie giornaliere superiori di una deviazione standard rispetto alla norma 1991-2020. In pianura, parliamo di soglie attorno ai 32,5°C. Se non si raggiungono, non è tecnicamente un’ondata di calore”.

Tradotto per la Petite Patrie: caldo anomalo sì, ma l’etichetta ufficiale la si potrà applicare solo dopo. Nel frattempo, meglio prepararsi.

Il mix micidiale di alte temperature e notti tropicali (quelle in cui la colonnina non scende sotto i 20°C) non risparmia nemmeno la Valle. Con una popolazione che invecchia, i pronto soccorso rischiano la saturazione:

I problemi di morbilità aumentano in maniera esponenziale – sottolinea Fazzini – e i servizi sanitari possono andare in difficoltà anche con piccoli picchi di calore se la durata si prolunga”.

La Petite Patrie cuoce al sole. La Valle d’Aosta, terra d’aria buona e frescura montana, si trova immersa in un’ondata di caldo che non risparmia nemmeno le vette. Le temperature in fondovalle superano i 30°C e, secondo il bollettino dell’Ufficio Meteo regionale, “il caldo intenso è particolarmente avvertito nelle vallate, con episodi di foehn e notti tropicali”.

Ma è in quota che si consuma un dramma silenzioso.

“La quota dello zero termico ha raggiunto i 4700 metri e tra sabato e domenica si prevede a 5100 metri: un livello assolutamente anomalo per fine giugno. Questo – spiega il climatologo e geologo Massimiliano Fazzini – sta determinando una rapida fusione (non scioglimento!) del manto nevoso stagionale, ancora abbondante fino a pochi giorni fa sulla catena alpina”.

Una situazione preoccupante non solo per l’ambiente ma anche per le riserve idriche. “La conseguenza più significativa – prosegue Fazzini – è la minore disponibilità di neve stoccata, che non potrà essere rilasciata nei mesi di luglio e agosto, quando la richiesta d’acqua è massima. I ghiacciai inizieranno presto a soffrire: senza copertura nevosa, anche il ghiaccio fossile fonde velocemente”.

In un contesto dove già “le frane complesse di ghiaccio, roccia e detrito si attivano da settimane” e il permafrost interstiziale si riduce, la prospettiva di una crisi idrica prende corpo. “Se la fase calda e asciutta durerà oltre una settimana – avverte il climatologo – inizieranno a emergere evidenti problematiche di scarsità idrica, sia per le falde che per gli invasi”.

A ciò si aggiunge un elemento spesso trascurato: la qualità dell’acqua. “Non solo ne avremo meno – chiosa Fazzini – ma sarà anche peggiore. La salute degli animali e delle persone può risentirne”.

Ma possiamo già parlare di ondata di calore? Dipende. Fazzini distingue due approcci: “Quello epidemiologico si basa sugli effetti sulla salute umana: si considerano ondate le situazioni in cui si registra un aumento della morbilità e mortalità per effetto del caldo. L’altro approccio, climatologico, è quello della WMO, che considera un’ondata solo quando per almeno 3-6 giorni la temperatura media giornaliera supera di una deviazione standard quella normale. In Italia questo equivale a circa 32,5°C in pianura”.

In sostanza: “Finché il periodo non è concluso, la previsione resta tale. Non si può parlare di ondata, ma solo di tendenza”.

Le previsioni meteo: afa oggi, pioggia domani

Per l’Ufficio Meteo regionale della Valle d’Aosta, l’afa ha ancora qualche ora di vita. Sabato 28 giugno sarà “sereno e fortemente soleggiato, con cumuli modesti e caldo intenso soprattutto nei fondovalle”. Le temperature ad Aosta toccheranno i 32°C, con punte di 33-34 in bassa valle. Lo zero termico si manterrà altissimo: 5100 metri.

Domenica, invece, cambio di scena: “nuvoloso con possibilità di rovesci e temporali, anche nella notte”, con temperature massime in lieve calo e ventilazione irregolare.

Lunedì 30 giugno sarà instabile, con “cielo nuvoloso e piogge deboli” su gran parte del territorio regionale.

“Il problema non è solo il caldo – avverte Fazzini – ma la gestione del rischio climatico nel suo complesso. Serve un approccio scientifico, operativo, super partes. Non possiamo più affidarci al caso. La mitigazione del rischio climatico deve diventare una priorità reale per chi governa i territori. Anche – e soprattutto – in una piccola regione alpina come la Valle d’Aosta”.

Mentre al Sud si boccheggia sotto i 39 gradi, la nostra montagna affronta la fusione di ciò che dovrebbe durare mesi. Una crisi silenziosa, che scorre come acqua tra le dita. Se non si cambia passo, la Petite Patrie rischia di restare senz’acqua, e senz’aria.

pi.mi.

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