È come assistere al crollo di una diga ormai satura di crepe: il sistema penitenziario italiano sta affondando e con lui, lentamente ma inesorabilmente, anche chi ogni giorno lo tiene in piedi, tra violenza, abbandono e turni massacranti. A denunciare la gravità della situazione è Leo Beneduci, segretario generale dell’OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria – che non usa mezzi termini: “Non siamo disperati, siamo arrabbiati. E non resteremo a guardare. Siamo pronti a mettere in campo una mobilitazione durissima, su tutti i piani, compreso quello istituzionale e legale.” Parole che suonano come un ultimatum e che lasciano intravedere un’insofferenza ormai al limite. Secondo l’OSAPP, il sistema è completamente al collasso, non solo nelle sue strutture materiali ma, soprattutto, nella dignità di chi ci lavora.
“Chi ha ridotto la Polizia Penitenziaria in queste condizioni – incalza Beneduci – dovrà assumersi le proprie responsabilità politiche e morali. Gli agenti sono allo stremo, gli straordinari non vengono pagati, le carceri sono fuori controllo, e il personale è stato completamente abbandonato. A parte pochi, pochissimi privilegiati.”
La lista degli orrori è lunga. Un paio di esempi basteranno a dare l’idea dell’abisso in cui ci si trova.
Nel distretto Lazio, Abruzzo e Molise:
300.000 giorni di congedo non fruiti;
1.250 agenti mancanti;
straordinari già esauriti al 70%, con personale costretto a lavorare gratis dal 1° luglio al 31 ottobre.
E, come beffa finale, al DAP di Roma risultano 800 unità in esubero, il 140% in più del necessario, “che assorbono risorse in modo del tutto ingiustificato”.
(foto repertorio)
Nel distretto Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, lo scenario è forse ancora più assurdo:
589 anni di lavoro non riconosciuti tra riposi settimanali, straordinari e congedi non fruiti;
116.000 ore di straordinario mai retribuite, pari a 52 anni di lavoro obbligato e non pagato.
“È una vera e propria era storica di fatica mai compensata – denuncia Beneduci – che l’Amministrazione e lo Stato hanno ignorato senza vergogna. Ma la vergogna più grande riguarda la condizione umana degli agenti.”
“Ogni giorno – aggiunge – vengono aggrediti, offesi, umiliati da una popolazione detenuta esasperata, e lo fanno in ambienti malsani, con turni di 12, 14, perfino 16 ore, spesso senza aria condizionata, a volte persino senz’acqua corrente.”
Una fotografia indecente, aggravata da un completo silenzio istituzionale.
“La politica – accusa il segretario OSAPP – è più preoccupata degli slogan elettorali che dei problemi reali. Ma il dissesto delle carceri non è solo una questione sindacale: è una minaccia concreta per la sicurezza dei cittadini.”
Per l’OSAPP, dunque, è finito il tempo delle lettere protocollari e dei tavoli tecnici. La misura è colma.
“Non possiamo restare immobili e in silenzio. Il sistema sta crollando. E quando cadrà, travolgerà tutti.”
Un grido d’allarme disperato, ma lucidissimo. Un monito che nessuno può più permettersi di ignorare.





