Consiglio Valle Comuni - 26 giugno 2025, 11:20

Daria Pulz e ADU precisano, spiegano e ribadiscono 'ci siamo e ci saremo' ma il rebus della sinistra si complica ancora

In un panorama politico sempre più affollato di simboli, liste parallele e antiche amicizie, ADU VdA e Daria Pulz provano a fare chiarezza. Ma nella confusione generale, ogni spiegazione sembra aggiungere un altro strato di nebbia

Nella foto di repertorio Daria Pulz al centro con Alexander Glarey e Carol Carpinello in occasione di una conferenza stampa di ADU VdA

Nella foto di repertorio Daria Pulz al centro con Alexander Glarey e Carol Carpinello in occasione di una conferenza stampa di ADU VdA

Come in quelle ricette dove “quanto basta” rischia di rovinare il piatto, nel caos delle alleanze a sinistra anche la precisazione di ADU e Daria Pulz finisce per ingarbugliare ulteriormente una matassa già fitta.
L'intento era chiarire la posizione di ADU Valle d’Aosta nel panorama politico in fermento in vista delle prossime elezioni regionali e comunali, ma tra nomi, sigle, simboli rivendicati e alleanze sfumate, il risultato è un quadro che — a voler essere onesti — per l’elettore medio resta di difficile lettura.

«ADU non è affatto sparita, anzi ora ha pure un gruppo giovani (!)», si legge in una nota diramata dal movimento, che rivendica con orgoglio tre anni di lavoro dentro Altra Valle d’Aosta, e la partecipazione convinta al progetto VdA Aperta insieme a Gauche autonomiste, 5 Stelle, Rifondazione comunista e Risorgimento socialista. Un’alleanza “vera”, secondo Pulz, basata sul lavoro comune più che sulla ricerca del simbolo giusto o della formula vincente.

La polemica — nemmeno troppo velata — è tutta rivolta verso l’altra sinistra, quella che ha già presentato lista e simbolo AVS, con tanto di benedizione romana. «Quella lista non c’entra nulla con noi», puntualizza ADU, «è quella di Elio Riccarand, che ci ha soffiato il simbolo AVS, in nome di un’antica amicizia con Bonelli e i Verdi». Una mossa giudicata sleale, anche perché — ricordano da ADU — Sinistra Italiana nel 2022 aveva firmato un accordo con loro, poi archiviato senza troppe spiegazioni.

Le accuse si rincorrono: Riccarand avrebbe anteposto la battaglia per l’elezione diretta del Presidente regionale a qualsiasi discorso di unità politica. «Per non mettere in discussione il feticcio dell’elezione diretta, non si è mai voluto aprire un vero confronto sui contenuti», attacca Pulz. E rincara: «Ci è stato chiesto di minimizzare il contributo dei 5 Stelle, dimenticando che in Europa Sinistra Italiana e M5S cooperano nel gruppo Left».

La linea politica della "nuova" AVS valdostana viene bollata come monca e priva della componente sociale e radicale che ADU rivendica. Anzi: senza la “gamba sinistra”, quella rappresentata da VdA Aperta, la lista AVS “ufficiale” sarebbe ben lontana dalle cifre millantate nei comunicati stampa.

ADU spiega che l’accordo con Sinistra Italiana nazionale è “sospeso” e che Fratoianni avrebbe garantito che “il simbolo non venga modificato, né associato o inserito con e in altri simboli”. Tradotto: la lista Riccarand dovrà correre da sola, senza possibilità di aggregazione, col rischio concreto di non superare nemmeno la soglia di sbarramento.

Nel frattempo, ADU resta nel campo largo della sinistra: VdA Aperta continua ad essere, secondo loro, l’unico vero progetto di alternativa a Union Valdôtaine e destre. Un progetto che punta su giustizia sociale, tutela dell’ambiente e diritti fondamentali, dal lavoro alla salute fino all’abitare. Ma resta il nodo della visibilità e della riconoscibilità: senza un simbolo noto a livello nazionale, senza una lista già pronta e “sponsorizzata”, quanto riuscirà a pesare questa proposta alternativa?

A voler leggere fra le righe, la precisazione di ADU è il tentativo di marcare il territorio — e al tempo stesso, di difendere un’identità politica che rischia di venire oscurata da operazioni più spregiudicate sul piano simbolico. Ma per l’elettore, lo spettacolo è desolante: sigle che si moltiplicano, alleanze che si dividono, amicizie personali che diventano veicolo di spartizione di logo e visibilità.

In una sinistra che predica unità ma si presenta in ordine sparso, ogni chiarimento rischia di suonare come una giustificazione. E alla fine, forse, l’unico messaggio chiaro è che la sinistra valdostana sa litigare anche quando dice di voler collaborare.

Et pendant que la gauche se cherche un nom, un logo et des coupables, les électeurs, eux, cherchent juste une raison d’y croire encore.

pi.mi.

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