Vite in ascesa - 20 giugno 2025, 06:23

La via ferrata del Rouas a Melezet - Bardonecchia

Le vie ferrate, chiamate anche “vie delle vertigini”, sono uno strumento prezioso non solo per l’arrampicata, ma anche come terapia innovativa per il Parkinson. L’esperienza nella Valle di Susa dimostra come parchi avventura e vie ferrate possano diventare palestra e banco di prova per malati in fase iniziale, unendo sport e prevenzione in un ambiente naturale unico

Le foto sono di Roberta Maffiodo, Walter Marchisio e Federico Bambara

Le foto sono di Roberta Maffiodo, Walter Marchisio e Federico Bambara

Il mondo delle “Vie Ferrate” è per alcuni una finestra che si affaccia su un vuoto, a volte assoluto, aprendo allo sguardo smarrito un sipario incantato quanto arcano. Perché su queste, che sono anche chiamate “Le vie delle vertigini”, ogni passo è un canto, un’ode alla pietra e alla forza del corpo, un’epopea di “capacità di ripresa” e di sfida alla gravità.

Esse rappresentano per molti una scorciatoia avvincente all’arrampicata vera e propria e, come novità assoluta, oggi si è scoperto che i “Parchi avventura” e le vie ferrate brevi in montagna possono diventare anche un banco di prova e di momentanea guarigione dal Parkinson.

I “Parchi Avventura” quindi diventano un banco di prova e una palestra approvata per imparare le manovre di ancoraggio al cavo, identico a quello delle vie ferrate in montagna, e poterle così affrontare in sicurezza con adeguata preparazione. Oggi queste attività si rivolgono non solo alle famiglie con bambini, ma anche ai malati di Parkinson allo stadio iniziale, su facili e brevi vie ferrate delle quali la nostra amata Valle di Susa abbonda, sia in bassa che in alta valle, lasciando solo l’imbarazzo della scelta.

La nostra scelta, domenica 8 giugno, è ricaduta sulla predetta “Via Ferrata del Rouas”, dedicata e intitolata a due guide storiche di Bardonecchia, Sergio Bompard e Mario Perona.

Il punto di partenza dell’itinerario è la frazione di Melezet, nel comune di Bardonecchia, in alta Valle di Susa, provincia di Torino. Si raggiunge la base proseguendo in auto da Bardonecchia verso Melezet, lungo la SP 216 per 300 metri, dove si noterà una parabola di un ripetitore; poco oltre si parcheggia e si vede la locandina della ferrata.

La ferrata è composta da tre sezioni, non necessariamente concatenabili. Il settore A, da noi scelto per l’esperimento sul Parkinson, risale un primo tratto caratterizzato da una parete inclinata con tratti verticali, anche in leggero strapiombo, ideali per metterci alla prova, ai quali seguono balze rocciose ricche di scalini.
Un segnale di divieto, posto quasi al termine del primo tratto, non riguarda la nostra via, ma la variante atletica attualmente chiusa.

Terminato il tratto A (Balma del Camoscio), cioè quello che interessava a noi perché supera un dislivello di 230 metri, abbiamo impiegato circa 2 ore a percorrerlo a passo lentissimo.

Si discende poi lungo l’evidente sentiero, ripido e franoso, fino a una strada che percorreremo verso sinistra in direzione del parcheggio (40 minuti dal termine della ferrata, 2 ore e 40 minuti in totale).
 

Lodovico Marchisio

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