Lel cuore apparentemente tranquillo della Valle, a Perloz, tra boschi, silenzi e campanili, qualcuno aveva deciso di costruire... ma non case. Costruiva crediti. Falsi. Congegni di carta, documenti patinati, pratiche edilizie mai entrate in cantiere, e bonus fiscali gonfiati come palloncini pronti a esplodere.
E ora, un'altra esplosione si è sentita nel silenzio delle valli: la Guardia di Finanza di Aosta ha sequestrato ulteriori 800 mila euro nell’ambito dell’inchiesta sul Superbonus 110%, nell’ennesimo atto di un’indagine che si fa sempre più profonda, e inquietante.
Tre condomini al centro delle ultime carte. Dieci quelli complessivamente coinvolti. Tutti in Valle d’Aosta. Tutti teoricamente oggetto di riqualificazioni green, ma in realtà – secondo le accuse – teatro di una farsa scritta a tavolino da un architetto valdostano e un commercialista siciliano con base operativa in regione.
Non un romanzo. Non una sceneggiatura di cappa e spada. Ma una spirale ben congegnata, che ha già portato a quattro provvedimenti di sequestro: oltre 10 milioni di euro congelati, crediti fittizi nati dal nulla e venduti a ignare società italiane (fuori Valle) finite nella ragnatela senza neppure accorgersene.
Per gli inquirenti, lo schema era semplice quanto perverso: fatture per lavori mai eseguiti, asseverazioni trasmesse al portale ENEA con l’imprimatur dell’architetto, poi il visto di conformità del commercialista e il salto finale nei “cassetti fiscali” degli ignari – o consenzienti – beneficiari. Una regia raffinata. Ma non a prova di legge.
Le accuse, a vario titolo, sono pesanti come macigni: truffa aggravata ai danni dello Stato, riciclaggio, autoriciclaggio, false asseverazioni, compensazioni indebite. Nove indagati in carne e ossa. Tre società. Una sola montagna, quella della truffa, costruita in barba ai contribuenti.
Il paradosso? Tutto nasceva dalla misura pensata per rimettere in moto l’economia, per dare respiro alle imprese e lavoro ai cittadini. Ma per qualcuno era solo l’ennesima occasione per mettere le mani nel portafoglio pubblico.
Eppure – è bene ricordarlo – siamo ancora nella fase delle indagini preliminari. La presunzione di innocenza resta intatta. Ma la sensazione – in certi ambienti – è che la finanza abbia solo cominciato a scalfire la superficie di una Valle troppo silenziosa su queste operazioni di finanza creativa.
Il Maggiore Carlo Iannuzzo, che guida il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, non lo dice, ma lo lascia intuire: il lavoro non è finito. C’è ancora da scavare. Da verificare. Da capire quanti altri “bonus” siano stati trasformati in macerie morali, in abusi fiscali travestiti da rilancio ecologico.
In attesa dei processi, dei nomi e delle sentenze, resta una riflessione che tutti dovrebbero farsi: è moralmente sostenibile truccare i bilanci in nome del profitto, mentre fuori da quelle fatture false ci sono famiglie che il riscaldamento non lo accendono neppure?
Sotto i pannelli solari mai montati, sotto le pompe di calore mai arrivate, c’era solo una grande, consapevole menzogna. E qualcuno ci lucrava sopra, fingendo di salvare il pianeta.