Piemonte NordOvest - 18 giugno 2025, 15:15

Il sorriso di Cesare Verlucca si è spento, ma la sua eredità brilla ancora

Cesare Verlucca, guida instancabile alla cultura valdostana e storica voce dell’editoria locale, è scomparso nei giorni scorsi. Nato a Ivrea nel 1927, è diventato figura amata in Valle d’Aosta grazie ai suoi libri, alle guide e al sorriso che ha condiviso con generazioni di lettori. Un uomo che ha fatto della bellezza e della conoscenza una missione, lasciando un segno indelebile sul territorio

Cesare Verlucca con la figlia ad un Salone del Libro di Torino (forto archivio)

Cesare Verlucca con la figlia ad un Salone del Libro di Torino (forto archivio)

È volato via un pezzo di Valle d’Aosta, ma anche di quell’Italia gentile e sapiente che Cesare Verlucca ha contribuito a raccontare in oltre mezzo secolo di vita: è morto nei giorni scorsi, lasciando un’eredità che vive nei suoi libri, nei percorsi tracciati, nei sorrisi raccolti lungo la strada delle sue ricerche.

Nato a Ivrea nel 1927, Verlucca divenne presto un appassionato narratore di territori, antiche leggende e bellezze nascoste. Autore di guide storiche e culturali, fu anche curatore di mappe, itinerari e saggi che diffusero la conoscenza della Valle d’Aosta ben oltre i confini regionali. Le sue pubblicazioni, tutte vibranti di rispetto per la natura alpina e per il patrimonio identitario locale, hanno accompagnato generazioni di camminatori, studiosi e semplici curiosi.

Chi lo ha incontrato ricorda il sorriso gentile – la sua “firma”, come amava definirla – la capacità di ascoltare e di trasmettere, la passione per la narrazione che faceva di ogni lettura un’esperienza. “Ogni pietra ha una storia da raccontare”, ripeteva spesso, trasformando sentieri e monumenti in pagine vive di un libro da esplorare.

Cesare Verlucca non fu solo autore. Nei suoi ruoli di editore-artigiano, organizzatore di presentazioni e relatore, contribuì a valorizzare la cultura valdostana anche in Italia: forum, incontri, collaborazioni con enti locali, pro loco, cooperative culturali. La sua voce, pacata e insieme determinata, traspariva a ogni presentazione, rendendo ogni libro un ponte tra generazioni e territori.

Tra i suoi capolavori, spiccano le guide escursionistiche ai sentieri alpini, le raccolte di storie locali e i volumi in cui storia, geografia e poesia si intrecciano per raccontare la vita quotidiana di valli, borghi e montagne. Messaggi che oggi suonano come un invito a non dimenticare il valore della memoria – quella collettiva e personale – e il legame profondo tra luoghi e identità.

Amici, colleghi e semplici lettori ricordano quella garbata ospitalità con cui rispondeva a chi scriveva cercando consigli o racconti. Il suo sorriso calmo e accogliente rappresentava la migliore edizione di sé: “Non scrivo per lasciare un segno eterno”, amava confessare. “Scrivo perché credo che la conoscenza renda liberi e felici.” E la sua opera, raccolta in decine di volumi, dimostra proprio questo: la bellezza di ogni giorno, raccontata, condivisa, vissuta.

Cesare Verlucca lascia in eredità un patrimonio di parole e riflessioni, di percorsi segnalati sulle mappe e di immagini che restano nel cuore. La sua “editoria umana” – come amava definirla – incarnava un ideale alto: la cultura come strumento di conoscenza e di comunità, non come semplice prodotto.

Oggi, mentre lo saluta la sua Ivrea natale e la comunità valdostana che ha tanto ammirato il suo lavoro, resta una certezza: la sua voce continua a risuonare nei suoi libri, nei sentieri che ha percorso, nelle storie che ha narrato. L’eredità di Cesare Verlucca non appartiene a una pagina nomenclatoria o a una collana: è viva, e cammina con chi vorrà continuare a guardare la propria terra con la cura e la tenerezza che solo un narratore saggio sa offrire.

red

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