ECONOMIA - 16 giugno 2025, 21:18

Dietro la cattedra, la povertà: «I docenti sono i nuovi invisibili»

Il CNDDU denuncia: insegnanti ridotti all’indigenza. Pesavento: “Non si può più ignorare che dietro una cattedra può sedere un lavoratore povero e discriminato”

Romano Pesavento

Romano Pesavento

Aula sì, dignità no. In un’Italia dove il disagio sociale diventa strutturale, anche chi insegna rischia di sopravvivere. A lanciare l’allarme è il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), che, sulla scorta dei dati del Rapporto Caritas 2025, parla apertamente di povertà educativa… di chi educa.

«I docenti fuori sede sono schiacciati tra responsabilità professionali e precarietà esistenziale», denuncia il presidente del CNDDU Romano Pesavento.

Con un aumento del 62,6% delle persone assistite dalla Caritas rispetto al 2014 e un’Italia dove uno su quattro vive un disagio prolungato, non sorprende che anche il personale scolastico cominci a cadere. A preoccupare, in particolare, è la situazione degli insegnanti fuori sede e della classe di concorso A046 (Discipline giuridiche ed economiche), “esclusa sistematicamente da cattedre, mobilità, concorsi e assegnazioni”.

Stipendi fermi da decenni, affitti ingestibili, pendolarismo massacrante. La scuola pubblica – presidio costituzionale e luogo di crescita democratica – oggi rischia di trasformarsi in una trincea di povertà e mortificazione professionale.

«Negli ultimi anni, un numero crescente di insegnanti ha rinunciato a cure sanitarie, si è rivolto a mense sociali o ha contratto debiti pur di continuare a lavorare», afferma ancora Pesavento.
«Non si può più ignorare che dietro una cattedra può sedere un lavoratore povero e discriminato».

Un grido d’allarme che dovrebbe risuonare a Viale Trastevere, ma anche tra i banchi delle Regioni e degli Uffici Scolastici: non si può difendere l’istruzione pubblica mentre si lascia il corpo docente nell’indifferenza materiale.

Tra le richieste urgenti del CNDDU:

riconoscimento del servizio nelle assegnazioni provvisorie per consentire il ricongiungimento familiare;

aumento dei posti in mobilità, soprattutto nelle aree a rischio spopolamento;

misure straordinarie di sostegno abitativo e sanitario per i fuori sede;

rilancio nazionale della classe A046, con cattedre in tutti gli istituti tecnici e licei economico-sociali.

«Il diritto al lavoro dignitoso e il diritto all’istruzione sono diritti umani fondamentali e non possono essere messi in contrapposizione», ammonisce Pesavento.

Un appello che dovrebbe interrogare la politica, specie quella che ama dirsi “meritocratica”. Perché senza dignità per chi insegna, non c’è scuola che tenga.

pi.mi.

SU