INTEGRAZIONE E SOLIDARIETÀ - 12 giugno 2025, 13:15

RiAttivazioni in Rete: la Valle d’Aosta prova a rimettere in piedi chi è rimasto indietro

Presentato il nuovo progetto sociale da oltre un milione di euro per sostenere i più fragili con percorsi personalizzati di assistenza e lavoro. “Non solo aiuti: diamo dignità e futuro”

RiAttivazioni in Rete: la Valle d’Aosta prova a rimettere in piedi chi è rimasto indietro

Si chiama “RiAttivazioni in Rete” e parte da una convinzione semplice ma potente: nessuno va lasciato indietro. È stato presentato ufficialmente questa mattina il progetto promosso dall’Assessorato della Sanità, Salute e Politiche sociali, insieme all’Assessorato dello Sviluppo economico, Formazione e Lavoro, Trasporti e Mobilità sostenibile, per rispondere concretamente ai bisogni delle persone in condizione di povertà e fragilità estrema.

Un’iniziativa ambiziosa – oltre 1 milione di euro di investimento, grazie anche a fondi regionali integrativi – costruita in sinergia tra pubblico e privato sociale, con il coinvolgimento del Dipartimento Politiche sociali, ARER, CELVA, Fondazione Opere Caritas, Fondazione Comunitaria e le cooperative Mont Fallère e L’Esprit à l’Envers.

«Con questo progetto rafforziamo gli interventi sul territorio per sostenere chi si trova in difficoltà – ha dichiarato l’Assessore Carlo Marzi –. Abbiamo voluto garantire una presa in carico integrata, multidisciplinare, con un’équipe specializzata che costruisce percorsi personalizzati capaci di rispondere davvero ai bisogni reali delle persone».

Marzi sottolinea anche lo sforzo finanziario: «Abbiamo integrato il fondo nazionale con altri 170.000 euro regionali proprio per non lasciare fuori nessuno».

Il progetto si articola su due assi portanti: da un lato l’accompagnamento socio-educativo per le persone in condizione di marginalità, dall’altro il reinserimento occupazionale, in particolare attraverso tirocini e misure di gruppo per chi non è ancora pronto al mercato del lavoro classico.

«L’inclusione lavorativa non è solo una politica di welfare – ha evidenziato l’Assessore Luigi Bertschy –. È un vero strumento di emancipazione. Diamo a queste persone la possibilità di rimettersi in gioco, di acquisire nuove competenze, e soprattutto di riconquistare la propria dignità».

«La collaborazione con il Centro per l’impiego e le cooperative sociali – ha aggiunto – ci consente di costruire percorsi su misura che abbiano impatto vero. Il lavoro è leva di crescita personale, ma anche di rafforzamento per tutta la comunità».

Tra i partner operativi del progetto c’è anche il CELVA, che gioca un ruolo strategico nel coinvolgimento dei Comuni e nella promozione concreta delle misure a livello locale.

«Sono 17 i Comuni coinvolti – ha spiegato il Presidente del CELVA Alex Micheletto (nella foto) – per un totale di 32 settimane di lavoro tra febbraio e ottobre 2025. Ancora una volta dimostriamo che la co-progettazione con gli enti locali funziona e permette di mettere a sistema le risorse migliori del territorio».

«L’integrazione tra amministrazioni e soggetti del Terzo Settore – ha aggiunto – non è solo una buona pratica: è la chiave per rispondere a bisogni complessi con interventi efficaci e continui».

L’équipe multidisciplinare sarà formata da assistenti sociali, educatori, operatori per l’inserimento lavorativo e case manager, con l’obiettivo di creare percorsi individualizzati e – laddove necessario – protetti, per chi oggi non rientra in alcuna misura attiva già prevista dal sistema regionale.

Il progetto sarà attivo dal 1° gennaio 2025 al 30 aprile 2026, con una dotazione di oltre 913.000 euro provenienti dal Fondo povertà, cui si aggiungono quasi 170.000 euro dal bilancio regionale. Un gesto concreto – e finalmente strutturato – per rispondere a un’emergenza sociale che non si può più ignorare.

E se è vero che l’inclusione non si fa a colpi di annunci, RiAttivazioni in Rete potrebbe essere la miccia giusta per rimettere in cammino chi oggi è fermo ai margini. L’importante sarà non spegnere il motore dopo la foto di presentazione.

pi.mi.

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