Se la politica tradizionale arranca, la comunità prova a rispondere dal basso. È questo lo spirito che ha animato l’assemblea pubblica di mercoledì sera, dove il comitato “Châtillon Lab” ha presentato il suo programma alla cittadinanza. Un’iniziativa partita da un “comune sentire” e cresciuta con metodo, serietà e passione. Nella gremita sala Don Paolo Chasseur, in via Chanoux, si è respirato un clima di attenzione e partecipazione non scontato, segno che il bisogno di progettualità reale è più vivo che mai.
L’incontro, condotto con grande professionalità da Roberto Oggiani, ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso e attento. Diego Joyeusaz, tra i promotori dell’iniziativa, ha aperto i lavori ringraziando i presenti per la loro presenza «non scontata ma significativa», sottolineando l’importanza di “fare comunità”.
Il cuore della serata è stato rappresentato dagli interventi dei membri del comitato. Piergiorgio Brunod ha lanciato un messaggio forte e chiaro: valorizzare il sistema paese partendo dal borgo storico, rendendolo nuovamente operativo e vietando le trasformazioni degli spazi artigianali e commerciali in abitazioni. Un’idea che mette al centro l’identità produttiva del territorio.
Di particolare lucidità e profondità anche l’intervento di Walter Pivato, che ha evidenziato la necessità di tornare a dialogare con le nuove generazioni. «Sono loro – ha detto – la speranza di un futuro che ci impone di ripensare l’invecchiamento non solo come fenomeno anagrafico, ma come sfida sociale e culturale». Un approccio strategico, in un’epoca in cui l’equilibrio demografico è sempre più precario.
Marco Fiore, con piglio organizzativo, ha illustrato le varie fasi del lavoro svolto, evidenziando come la costruzione del documento programmatico sia stata un processo partecipato e strutturato. «Il negozio è un valore sociale» – ha ribadito – richiamando l’attenzione sul ruolo delle piccole attività come presidi di coesione nei paesi.
A chiudere l’intensa serata, protrattasi ben oltre le 22, è stato il riepilogo di Elisa Del Pesco, che ha sintetizzato i contenuti emersi e rilanciato il messaggio chiave: “fare insieme, con metodo, concretezza e spirito civico”.
Dalla platea sono arrivati due interventi significativi, tra cui i saluti del Sindaco Camillo Dujany, a conferma che “Châtillon Lab” non è più solo un esperimento, ma un soggetto capace di innescare riflessioni e confronti nel tessuto locale.
Ed è proprio qui che si coglie il valore politico – anche se non partitico – di questa iniziativa. In un momento in cui la fiducia nelle istituzioni si incrina e la disaffezione cresce, esperienze come “Châtillon Lab” dimostrano che è ancora possibile costruire partecipazione, ascolto e futuro. Senza slogan, senza bandiere, ma con idee, competenze e una visione condivisa.
L’articolo del 10 maggio scorso, “A cosa servono?”, torna alla mente quasi come una profezia: oggi più che mai servono luoghi dove la politica si rinnova partendo dalla vita reale delle persone. Ma attenzione – e qui va l’ultima considerazione – serve anche proteggere chi oggi, a tutti i livelli, si assume la responsabilità di amministrare: un compito difficile, esposto, a volte ingrato, ma fondamentale per il bene comune.
Per ora, Châtillon ha acceso una luce. Resta da vedere se sarà scintilla di cambiamento o solo un sussulto passeggero. La risposta, come sempre, è nelle mani di chi partecipa.
À Châtillon, l'engagement citoyen reprend la parole. Reste à voir si cette étincelle allumée dans la Petite Patrie saura devenir flamme durable. Mais une chose est certaine : le changement commence toujours là où les voix se lèvent pour imaginer, ensemble, un avenir meilleur.