Dopo la fase sperimentale nel parco di Cascina Oslera all’interno de La Mandria, il gruppo ha ora trovato un nuovo punto di riferimento: il Parco Avventura Orma a Villar Focchiardo, nella bassa Valle di Susa.
Il parco, immerso in una splendida cornice verde, dispone di due percorsi sovrapposti: uno a due metri da terra, adatto anche a bambini e persone con disabilità, e uno più tecnico a otto metri, pensato per adulti e utenti più esperti. «È la struttura perfetta per una terapia in cui il corpo e la mente lavorano insieme», sottolinea Marchisio.
Il Parco Orma, attivo dal 2011 e di proprietà del Comune, è gestito da Salvo Giani, figura ben nota nel mondo dell’alpinismo e della sicurezza in parete. Il suo nome è legato a progetti internazionali come il film Cliffhanger con Sylvester Stallone, ma anche a spedizioni con alpinisti del calibro di Kurt Diemberger e Fausto De Stefani. Giani è anche impegnato nel sociale, con collaborazioni con il CPD e nella promozione della cultura della montagna accessibile.
L’attività proposta va oltre la semplice camminata: prevede arrampicate, sci alpino, vie ferrate leggere e attività propedeutiche, tutte monitorate da istruttori abilitati. È qui che entra in gioco il valore terapeutico del movimento verticale, come spiega la dottoressa Rossella Morra, medico e assessora ad Avigliana: «Per il Parkinson, camminare non basta. L’arrampicata e lo sci stimolano la dopamina, fondamentale per rallentare la degenerazione e mantenere le abilità motorie».
Lodovico Marchisio ( a ds) con il responsabile del Parco Avventura Orma, Salvo Giani.
Marchisio ne è la prova vivente. Dopo la diagnosi, non si è arreso: ha ricominciato a scalare, a sciare, a mettersi in gioco. «Non è solo una sfida contro la malattia – dice – è un modo per ritrovare dignità, energia e anche gioia».
Il progetto è stato sostenuto sin dall'inizio in ambito istituzionale e oggi si concretizza in due poli strategici: Cascina Oslera a ovest e Parco Orma a est, entrambi facilmente accessibili da Torino. Le due realtà stanno collaborando attivamente per proporre percorsi adatti a persone con Parkinson o disabilità motorie, in un’ottica di inclusione, benessere e speranza.
«Vogliamo dimostrare che la montagna può curare – conclude Marchisio – se accompagnata con consapevolezza, passione e competenza».