È una di quelle decisioni che non fanno rumore, ma che possono cambiare molto per chi ogni giorno lavora la terra e alleva in montagna. Lunedì 9 giugno, la Giunta regionale della Valle d’Aosta ha approvato una riforma attesa da anni: nuove regole per risarcire i danni causati dalla fauna selvatica – lupi, cinghiali, corvi, e non solo – agli allevatori e agricoltori della regione.
Non è solo un aggiornamento tecnico. È un cambio di passo concreto, come ha spiegato l’assessore all’Agricoltura Marco Carrel, che ha presentato il provvedimento frutto della legge regionale n. 8/2025, approvata lo scorso aprile.
Cosa cambia, in pratica? Prima di tutto, i risarcimenti: i valori tabellari sono stati adeguati agli indici ISTAT, per tenere conto dell’aumento dei costi e rendere più equo il rimborso dei danni. Ma soprattutto, salta finalmente un ostacolo storico: il regime ‘de minimis’, il tetto europeo che limitava gli aiuti agli agricoltori, viene superato per i danni da fauna protetta.
“Chi subisce attacchi da lupi o da altri animali protetti non dovrà più rientrare nei vincoli del ‘de minimis’ – ha spiegato Carrel –. È un passaggio fondamentale, che riconosce la specificità delle nostre aree montane e le difficoltà di chi ci lavora”.
Altro elemento chiave: lo sportello aperto. Non ci saranno più finestre temporali rigide o moduli da rincorrere. Chi ha subito danni può presentare domanda in qualunque momento, con una procedura semplificata.
Il pacchetto approvato oggi dalla Giunta, che comprende anche misure per la prevenzione – dai recinti elettrificati ai cani da guardia – mira a costruire una convivenza possibile tra uomo e natura, senza scaricare tutto sulle spalle di chi vive di agricoltura.
“La presenza della fauna selvatica – ha aggiunto Carrel – è un valore, ma serve equilibrio. I nostri allevatori devono essere messi in condizione di lavorare, senza sentirsi abbandonati”.
Nella delibera approvata, consultabile con gli allegati tecnici sul sito della Regione, sono indicati i nuovi parametri di valutazione dei danni, suddivisi per specie, tipologia e intensità dell’attacco. È uno strumento più preciso, costruito anche con il confronto delle associazioni di categoria.
Una buona notizia, insomma, per chi chiede da anni meno burocrazia e più attenzione. Ma anche un test per la macchina amministrativa regionale, chiamata ora a tradurre in azione ciò che oggi è su carta. Gli allevatori, intanto, osservano con cauto ottimismo. E sperano che questa volta le promesse camminino davvero al fianco delle mandrie.