Consiglio Valle Comuni - 05 giugno 2025, 15:00

Quando il certificatore dimentica di certificare

Il consigliere leghista Luca Distort si assume la responsabilità per un errore procedurale che ha fatto mancare la convalida a 7 firme della raccolta referendaria. Mea culpa pubblico e onestà intellettuale in una nota inviata al Comitato. Ma resta la domanda: e se un legislatore sbaglia, chi può permettersi di sbagliare ancora?

Luca Distort

Luca Distort

È un'autocritica che colpisce più del solito, quella firmata dal consigliere regionale della Lega Vallée d’Aoste, Luca Distort, e indirizzata al Comitato per il referendum sulla legge elettorale. Il tema è delicato, perché tocca la legittimazione stessa del referendum: sette firme non certificate (pur raccolte), a causa della mancata trasmissione della richiesta di autorizzazione da parte dello stesso Distort, hanno reso formalmente insufficiente il conteggio. E il tutto, come in un giallo da scrivania, per una procedura non rispettata.

"È mia abitudine prendermi le responsabilità delle mie azioni e, soprattutto, dei miei errori" scrive Distort, con uno stile che mescola confessione e rigore. "Tutti possono compiere errori, ma pochi sono in grado di ammetterli."

Distort si scusa, senza se e senza ma, con il Comitato promotore del referendum e con i 2.268 valdostani che hanno firmato la richiesta di abrogazione della legge elettorale approvata dal Consiglio regionale. Un gesto che merita rispetto, soprattutto in un tempo politico spesso allergico alla parola "scusa". Il consigliere ammette di aver raccolto quasi 160 firme personalmente, porta a porta, ma di aver dimenticato un passaggio burocratico decisivo: formalizzare la sua funzione di certificatore, in quanto consigliere regionale.

"Purtroppo la mia mancata messa agli atti della richiesta di autorizzazione... ha impedito, formalmente, il superamento del numero minimo di firme (per un numero di 7 firme)" scrive nella nota, definendo il fatto un peso "sulla mia coscienza".

Il referendum comunque si farà, grazie al deposito delle firme di sette consiglieri regionali, tra cui lo stesso Distort. Ma la domanda che resta sospesa nell’aria è una di quelle che brucia: se un legislatore non conosce o dimentica le regole del gioco, cosa possiamo aspettarci dai cittadini comuni? E, soprattutto, chi risarcisce un'iniziativa popolare minata da un errore procedurale di chi dovrebbe garantirne la correttezza?

In un sistema dove non esistono sanzioni o indennizzi per errori legislativi, la buona volontà e la trasparenza non bastano a sanare i vuoti normativi o le sviste tecniche. Se il promotore sbaglia, perde tutto. Se sbaglia un consigliere, resta in carica. La politica, insomma, ha ancora molto da imparare dal senso pratico del cittadino.

L’onestà intellettuale del consigliere Distort è senza dubbio apprezzabile e rara, ma non può far dimenticare che – in tema di regole democratiche – la forma è sostanza, e un refuso istituzionale può diventare un inciampo per la democrazia diretta.

Il referendum si farà. Ma è lecito domandarsi: quante altre battaglie popolari potrebbero soccombere per colpa di un passaggio "non messo agli atti"?

E soprattutto: la prossima volta, chi certifica il certificatore?

jean-paul savouret

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