CRONACA - 23 maggio 2025, 12:24

Uniti per proteggerci, ma sul serio: l’esercitazione regionale cambia passo e punta sull’inclusione

Non solo sirene e divise: l’annuale esercitazione di Protezione Civile della Valle d’Aosta punta sulla fragilità come forza

Uniti per proteggerci, ma sul serio: l’esercitazione regionale cambia passo e punta sull’inclusione

C’è chi di fronte all’emergenza scatta sull’attenti, e chi si mette a pensare. In Valle d’Aosta, stavolta, sembrano aver fatto entrambe le cose. L’esercitazione annuale della Protezione Civile – “Uniti per proteggerci!” – che sarà presentata lunedì 26 maggio al Palazzo regionale, non è solo una parata di mezzi e uomini. È, per una volta, un racconto collettivo di inclusione, responsabilità e verità. Quella verità che nelle emergenze non ha bisogno di slogan, ma di mani tese e orecchie aperte.

Per la prima volta, il cuore dell’esercitazione non sarà tanto il cataclisma simulato – frane, incendi o terremoti che siano – quanto la gestione reale delle persone con specifiche necessità, in particolare le persone con disabilità. Una scelta che profuma di civiltà prima ancora che di competenza tecnica. E che – diciamolo – alza l’asticella del senso civico, dentro e fuori le istituzioni.

Dal 3 al 10 giugno nei Comuni di Aosta, Gressan, Pollein, Quart e Saint-Christophe, si metterà in moto un piccolo esercito di professionalità e volontariato: Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Corpo forestale, Croce Rossa, Soccorso Alpino, Esercito, forze dell’ordine, medici, tecnici ARPA, radioamatori, studenti e pure i cuochi d’emergenza – quelli veri, non quelli da salotto televisivo. Un’umanità composita, che si allenerà insieme non solo a salvare vite, ma a capire chi quelle vite le vive in silenzio, tra carrozzine, protesi e sguardi che chiedono di non essere dimenticati.

A raccontare l’operazione, lunedì alle ore 11.00, saranno il Presidente della Regione Renzo Testolin, il Capo della Protezione Civile Valerio Segor e il Vicario Sara Maria Ratto. E non sarà la solita liturgia di dichiarazioni imbalsamate. Perché a voler ben vedere, questa è una chiamata non alla gloria, ma all’umiltà: quattordici moduli di esercitazione per imparare a fare squadra, a sbagliare meno, a chiedere aiuto anche agli “invisibili”, che invisibili non sono.

Un ruolo chiave, infatti, lo avranno le associazioni di disabili – Codivda, ENS, e altre – non come comparse, ma come protagoniste. Perché non si può aiutare chi non si conosce. E non si può conoscere se non si è disposti ad ascoltare. È la lezione più dura per ogni sistema d’emergenza: l’empatia non si improvvisa. Si costruisce con esercizio, proprio come il salvataggio con verricello o l’allestimento di un campo base.

Ci saranno anche i bambini delle scuole di Pont-Saint-Martin, Nus, Pollein, Saint-Christophe e Aosta. Non per fare numero, ma per imparare presto che la sicurezza non è solo una questione di sirene, ma anche di cuori che battono all’unisono.

In un Paese che si commuove davanti ai disastri e poi dimentica tutto al primo talk show, esercitazioni come questa sono il vero antidoto alla retorica postuma delle tragedie annunciate. Non si può prevenire tutto, certo. Ma si può imparare a non essere impreparati. E si può, soprattutto, scegliere di non lasciare indietro nessuno.

Scriveva Indro Montanelli che “la civiltà di un Paese si misura dalla cura con cui tratta i più deboli”. Ecco, questa esercitazione – al netto delle sirene e dei droni – parla proprio di questo. Di una Valle d’Aosta che prova a prendersi cura, prima ancora di mettersi in mostra.

Chiamatela prova generale, se volete. Ma se funziona, potrebbe somigliare anche a una prova di umanità.

piero minuzzo

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