Ci sono date che non passano mai. Il 23 maggio è una di quelle. Trentatré anni fa, sull’autostrada di Capaci, saltavano in aria Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Non un attentato, ma una dichiarazione di guerra. Oggi, in quella stessa data, anche la Valle d’Aosta ha voluto lanciare un segnale. Un piccolo gesto che diventa enorme se fatto con consapevolezza: la riunione dell’Osservatorio regionale permanente sulla legalità e sulla criminalità organizzata e di tipo mafioso si è tenuta nel pomeriggio, proprio in seno al Consiglio regionale.
Il presidente Alberto Bertin, con tono fermo ma non retorico, ha marcato la scelta della data come atto politico e civile: «Il 23 maggio rappresenta un momento di memoria e impegno dedicato alle vittime innocenti della mafia. È l'occasione per ribadire il ruolo dell’Osservatorio nel promuovere la cultura della legalità e fornire strumenti concreti per affrontare questo fenomeno».
Parole importanti. Ma la legalità, per non restare un concetto da convegno, ha bisogno di carne, ossa e nervi. Durante l’incontro sono state presentate due iniziative operative, due webinar promossi in collaborazione con Avviso Pubblico, realtà nazionale che si batte contro le mafie nei territori. Saranno momenti di formazione e confronto rivolti agli operatori economici valdostani dei settori turistico, edile e agricolo, gli stessi che troppo spesso — anche in regioni apparentemente immuni come la nostra — diventano terreno fertile per infiltrazioni silenziose. Si parlerà di “segnali d’allarme”, di prevenzione, di resistenza.
E poi l’estate. Sì, perché la lotta alla mafia non va in ferie. Sono già in cantiere degli eventi pubblici per coinvolgere la cittadinanza. Perché la mafia, come ci ha insegnato Falcone, prospera dove c’è ignoranza, disinteresse, silenzio. E oggi, in Valle d’Aosta, quel silenzio qualcuno ha deciso di romperlo.
L’Osservatorio non è un’arma, non è un tribunale, non è un corpo speciale. È un presidio civile. Un laboratorio di coscienze. E in giornate come questa, diventa anche un altare laico per chi ha sacrificato tutto in nome della giustizia.
Oggi la Petite Patrie ha scelto di ricordare. E ricordando, ha scelto da che parte stare.





