AMBIENTE - 13 maggio 2025, 20:32

Il lago di Lod merita rispetto: condannato il sindaco di Chamois

Tre anni di processo per riconoscere una verità semplice: non si gioca con l’acqua e con il paesaggio. Legambiente ottiene giustizia e invita a non dimenticare le responsabilità politiche

Lorenzo Mario Pucci, sindaco di Chamois

Lorenzo Mario Pucci, sindaco di Chamois

Il diritto al paesaggio non si svende. E nemmeno si devia, come si è fatto con le acque del Lago Lod.

Così si chiude una vicenda che ha tenuto banco in Valle d’Aosta, tra soprassalti di indignazione e silenzi istituzionali. Il tribunale di Aosta ha condannato il sindaco di Chamois, Lorenzo Mario Pucci, per danneggiamento di bene paesaggistico. Multa da 1.800 euro, spese legali e un risarcimento da definire all’associazione Legambiente, parte civile nel processo.

La colpa? Aver contribuito in modo diretto, con una deviazione delle acque del Ru Novales, all’abbassamento drammatico del livello del Lago di Lod nella primavera del 2022. Una ferita aperta, che ancora oggi grida vendetta, mentre la Regione – lo dice Legambiente – non ha mai formalmente revocato una concessione idroelettrica che avrebbe consentito a un privato di attingere fino a due terzi del piccolo specchio d’acqua.

«Anfibi ed altre specie di piccola fauna non hanno potuto riprodursi e sono sparite: il Rospo comune, la Rana temporaria e la preziosissima libellula Aeshna grandis che solo l’anno prima animava la superficie del lago», ha dichiarato Rosetta Bertolin, referente di Legambiente per le acque valdostane.

Il sistema artificiale di gestione, attivo da oltre vent’anni, non ha retto. L'acqua, anziché essere custodita come un tesoro raro, è stata trattata come un bene disponibile, negoziabile, piegato a logiche di profitto o disattenzione.

E intanto, nel silenzio delle istituzioni, si faceva strada il progetto di una mini-centrale idroelettrica: «La concessione non è mai stata revocata da parte della Regione», ricorda ancora Legambiente. Nonostante le proteste, nonostante la mobilitazione di cittadini, turisti e stampa.

Il giudice Marco Tornatore ha messo un punto. Non è solo una condanna personale: è un avviso pubblico. La montagna non è un serbatoio da spremere, né un fondale da ridisegnare. È un equilibrio fragile, che si tutela con la scienza, con la vigilanza, e – magari – con un pizzico di buon senso in più.

Ma quello, purtroppo, non si trova nei bandi di gara.

Un ecosistema da proteggere, non da prosciugare

Il Lago di Lod, a quota 2.000 metri sopra Chamois, non è solo una cartolina da escursionisti. È un piccolo ma prezioso ecosistema alpino. Nelle sue acque e nei suoi margini vivono specie rare e protette, come il Ranunculus aquatilis (ranuncolo acquatico) e il Polygonum amphibium (poligono anfibio), indicatori di ambienti incontaminati. L’area è anche zona di riproduzione per anfibi come la rana temporaria e il rospo comune, fondamentali per l’equilibrio della catena alimentare. E poi c’è lei, la Aeshna grandis, una libellula dalle ali trasparenti che volteggia tra i canneti: segno di acque pulite e ben ossigenate. Prosciugarlo significa spezzare questi equilibri. Difenderlo vuol dire scegliere un modello di sviluppo che non scambi la natura per un rubinetto da aprire a piacimento.

pi/red

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