CULTURA - 13 maggio 2025, 12:33

Leone XIV, un Papa d’oltreoceano tra vescovi e frontiere

Con l’elezione del cardinale statunitense Robert Francis Prevost al soglio pontificio, la Chiesa cattolica apre una fase nuova. Un Papa pastore, missionario, e uomo di governo: Leone XIV si prepara a rimettere al centro il ruolo dei vescovi, le periferie del mondo e una riforma non solo spirituale, ma anche organizzativa

Leone XIV, un Papa d’oltreoceano tra vescovi e frontiere

C'è un filo rosso che attraversa l’elezione del nuovo Pontefice, Leone XIV, primo Papa statunitense della storia: è il filo della governance pastorale. Non un Papa “americano” in senso politico, ma un Papa che viene dal Nord America, da una terra di diocesi immense, di comunità ibride, di frontiere culturali e spirituali.

Nato a Chicago, vescovo in Perù, prefetto del Dicastero per i vescovi: Robert Francis Prevost porta in sé un’esperienza ecclesiale globale, ma anche profondamente locale, plasmata dai territori più decentrati della Chiesa cattolica. Il nome scelto – Leone – evoca forza, ma anche memoria. Il richiamo a Leone XIII, il grande Papa della Rerum Novarum, sembra indicare una direzione precisa: dialogo con il mondo contemporaneo, attenzione ai nuovi diritti sociali, ma anche ordine e riforma.

Leone XIV ha parlato dalla Loggia con semplicità. Non ha scosso l’opinione pubblica con gesti eclatanti, ma ha richiamato con fermezza alla missione evangelica, alla pace, al bisogno di una Chiesa che non perda la sua voce profetica nel frastuono del mondo. Lo ha fatto da gesuita sobrio, da religioso agostiniano, da uomo delle strutture curiali che ha vissuto però da vicario nelle periferie.

Cosa possiamo aspettarci? Forse un pontefice che cercherà di riequilibrare il centro e le periferie, restituendo ai vescovi quel ruolo di protagonisti, troppo spesso schiacciato tra l’inerzia e l’accentramento romano. Forse una Chiesa più sinodale nei metodi, ma più definita nei contenuti. Di certo, un pontificato che inizierà con una parola-chiave: governare. E non nel senso mondano, ma in quello evangelico: custodire, guidare, servire.

In questo tempo incerto, il mondo ha bisogno di una Chiesa che non vacilli, e il Conclave lo ha compreso. Ha scelto un uomo del governo ecclesiale, che conosce le regole, ma anche i cuori. Che ha visto la povertà vera. Che ha camminato tra le Ande. Che ha ascoltato, prima di parlare.

Il futuro si scriverà nei gesti concreti. Leone XIV parte da una certezza: non si governa con il carisma, ma con la fedeltà al Vangelo e alla comunità. Forse è ciò che serve oggi, più di ogni altra cosa.

pi.mi.

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