C’è un tempo in cui la malattia sembra strapparti il futuro dalle mani. Ma c’è anche un modo per affrontarla, guardandola negli occhi senza perdere mai la voglia di vivere. Questo ha fatto Egle Barocco, donna, infermiera, coordinatrice da oltre trent’anni della LILT di Aosta, quando il tumore le ha bussato alla porta. Con coraggio e leggerezza, ha raccolto i pensieri nati nei giorni insonni, li ha cuciti con ironia e amore, e ne ha tratto un libro: "Diario semiserio da una diagnosi". Martedì 13 maggio, alle ore 20.30, lo presenterà nella sala consiliare di Jovencan, accompagnata dal presidente della LILT VdA Salvatore Luberto, dal chirurgo toracico Giovanni Donati e dallo psicologo Alessandro Fusaro che modererà l’incontro.
È un diario nato quasi per caso, nei momenti in cui la notte sembrava più lunga del previsto. Parole appuntate sul cellulare, come promemoria dell’anima, in un percorso che va dall’annuncio della diagnosi fino alla fine delle sedici chemio. Un cammino che Egle ha scelto di percorrere quasi in silenzio, confidandosi solo con chi davvero le era accanto. Non per paura, ma per dignità. Per non trasformare il dolore in spettacolo, per continuare a vivere normalmente, come se la normalità potesse essere la cura più potente.
Egle scrive come parla: con un’ironia disarmante, con quella delicatezza che solo chi conosce davvero la sofferenza riesce ad avere. Il suo racconto mescola le lacrime al sorriso, descrive la “rossa chemioterapia diventata arancio come lo spritz” e la corsa sotto la pioggia senza paura di spettinarsi, perché anche l’estetica – in un percorso oncologico – diventa un modo per non smettere di riconoscersi. “I capelli sono miei, non solo perché li ho pagati”, dice con una battuta che cela il dolore e svela la forza di una donna che non si è mai lasciata andare.
Nel libro, la voce di Egle attraversa anche i suoi ruoli precedenti: infermiera, figlia di malato oncologico, volontaria LILT. Ma è proprio il momento in cui la teoria incontra la carne viva che tutto cambia. “Anche quando capisci perfettamente le parole dei medici, non vuoi capirle”, confessa. E allora scrivere diventa cura, quasi una terapia suggerita dallo psicologo, per non lasciarsi sopraffare, per restare in equilibrio mentre il mondo sembra tremare.
Il racconto non si chiude con la fine delle cure, ma si apre a chi sta ancora affrontando la propria battaglia. Perché, come scrive Egle, “ognuno sceglie come vivere la malattia, ma non bisogna mai smettere di ricordarsi di vivere”. Ed è questo forse il messaggio più potente del suo libro: non arrendersi all’etichetta di “paziente”, ma continuare a essere persona, con le proprie passioni, abitudini e desideri.
Il volume si può ottenere con un’offerta presso la sede della LILT in via Xavier de Maistre, ad Aosta. Il ricavato contribuirà a sostenere le attività dell’associazione, che da sempre accompagna i malati e le famiglie con servizi, ascolto e tanta umanità. Ma chi prenderà in mano quel libro riceverà molto di più: un abbraccio di parole, un esempio di forza, una lezione di speranza.