C’è un’immagine che vale più di mille proclami: un gruppo di donne che, con grazia e fermezza, sale sul palco in una terra lontana dalla loro. Indossano la voce della nostra montagna, i colori delle nostre tradizioni e, soprattutto, il senso profondo di appartenenza a una comunità che, silenziosa com’è spesso abituata a essere, riesce comunque a farsi ascoltare. È questo il piccolo miracolo compiuto dalle Dames de la Ville d’Aoste a Carpi, dove il 4 maggio hanno conquistato il terzo premio nella categoria “Cori con repertorio popolare” al Concorso Corale Nazionale Giuseppe Savani.
Un premio che vale. Non tanto per il gradino del podio in sé, ma per ciò che rappresenta: la conferma che la nostra cultura, la nostra lingua, la nostra musica possono ancora parlare al cuore d’Italia, quando sono proposte con autenticità e passione.
Il Concorso Giuseppe Savani, organizzato dall’AERCO (Associazione Emiliano-Romagnola Cori) e patrocinato dalla FENIARCO (la Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali), è giunto alla quarta edizione. Non è una passerella per dilettanti, ma un vero e proprio banco di prova per cori di ogni parte della Penisola: formazioni selezionate, giurie qualificate, repertori ricercati, orecchie esigenti. Insomma, un’arena dove si vince solo se si è davvero preparati.
Le Dames, guidate dalla Maestra Barbara Grimod, ci sono riuscite. Con un repertorio di ispirazione valdostana e francofona, hanno incantato con la forza dolce delle melodie popolari della nostra terra. La loro esibizione non è passata inosservata, tanto da ricevere l’apprezzamento ufficiale della giuria, che ha sottolineato "la coesione timbrica del gruppo e l’equilibrio tra rigore musicale e freschezza interpretativa".
“È stata un’esperienza intensa, fatta di emozione, confronto e arricchimento umano – commentano dalla direzione del Coro –. Abbiamo sentito forte la responsabilità di rappresentare la nostra Regione, ma anche la gioia di poterlo fare nel segno della musica, che unisce più di qualsiasi bandiera”.
Aggiungo, da osservatore e non da cronista disincarnato: queste donne hanno dato una lezione di dignità culturale. In un’epoca dove troppo spesso si confonde il folklore con la caricatura e il campanilismo con l’arroganza, loro hanno scelto il cammino opposto: portare la Valle d’Aosta fuori dai propri confini con garbo, intonazione e radici ben salde.
E se proprio vogliamo trovare una piccola nota dolente, è il solito silenzio delle istituzioni, locali e regionali. Non una nota ufficiale, non una parola di plauso. Ma poco importa: il riconoscimento più vero è quello del pubblico, e quello, a Carpi, non è mancato.
Grazie, quindi, alle Dames de la Ville d’Aoste, che ci ricordano, con voce intonata e spirito leggero, che la nostra identità non è un pezzo da museo, ma una musica viva. Che sa ancora conquistare, commuovere e — perché no — anche vincere.