Quando si parla di Europa, si finisce spesso per inciampare nei soliti mantra: competitività, mercati, PNRR, digitalizzazione. Ma in questa liturgia tecnocratica, il rischio è che si perda la voce di quei territori che, pur nella loro apparente marginalità, custodiscono una parte decisiva dell’identità e del futuro del continente. È in quest’ottica che l’intervento del consigliere regionale Corrado Jordan, segretario del Consiglio Valle e esponente dell’Union Valdôtaine, ha offerto durante la sessione europea e internazionale del Consiglio Valle una visione chiara, concreta e insieme ambiziosa sul ruolo delle regioni di montagna.
"Le aree montane, parte essenziale del nostro patrimonio naturale, culturale ed economico," ha dichiarato Jordan in aula, "sono territori vulnerabili, dove la marginalità geografica si somma a criticità socio-economiche e richiedono risposte mirate e lungimiranti che, sovente, non arrivano."
Le parole di Jordan si inseriscono in un momento cruciale. L’Europa, stretta tra transizione ecologica, tensioni geopolitiche e sfide demografiche, ha bisogno di riscoprire la sua dimensione territoriale. Ma non si tratta solo di "preservare" la montagna come un museo a cielo aperto: si tratta di riconoscerla come risorsa strategica, anche e soprattutto a livello europeo.
"Il sostegno a queste aree – ha spiegato Jordan (nella foto) – deve inserirsi in un disegno di ampio respiro, quello dell’Europa delle Regioni, un’istituzione che riconosce e valorizza le diversità territoriali, ascolta le istanze locali e le traduce in politiche efficaci."
C’è una montagna che vive – ed è fatta di imprese agricole che combattono contro la logica dei grandi numeri, di presidi sanitari essenziali che rischiano la chiusura, di giovani che emigrano perché mancano infrastrutture, di amministratori che ogni inverno devono scegliere se spalare una strada o tenere aperta una scuola. Ma c’è anche una montagna che può produrre energia verde, promuovere turismo sostenibile, diventare laboratorio di convivenza culturale, rigenerare risorse ambientali per tutti.
"Una montagna viva non riguarda solo chi la abita: è una risorsa per l’intera comunità europea, è un baluardo contro il dissesto, è un serbatoio di biodiversità, è un’opportunità di crescita sostenibile", ha ricordato il consigliere.
Jordan, non nuovo a interventi di respiro internazionale (ha rappresentato la Valle anche nell’ambito delle politiche alpine), ha sottolineato come il rafforzamento del ruolo delle Regioni possa contribuire anche a colmare quel distacco, percepito e reale, tra cittadini e istituzioni europee.
"Rafforzare il ruolo di rappresentanza delle Regioni – ha concluso – contribuirà ad avvicinare i cittadini alle istituzioni europee e a rafforzare la fiducia in un’Europa che, troppo spesso, è percepita come distante e complicata."
In un momento storico in cui le Regioni rischiano di essere ricondotte a meri enti gestionali sotto il cappello del centralismo, la voce della Valle d’Aosta – piccola, ma determinata – si alza per ricordare che l’autonomia non è un privilegio, ma un metodo, e che la sussidiarietà – quel principio per cui le decisioni vanno prese il più vicino possibile ai cittadini – è il cuore pulsante dell’idea europea originaria.
Se l’Europa vuole sopravvivere a sé stessa, deve tornare a guardare ai territori. E la montagna, viva e parlante, potrebbe essere proprio il luogo da cui ripartire.