«Cristo vive e ti vuole vivo!» è il cuore pulsante della “Christus vivit”, l’Esortazione Apostolica che Papa Francesco ha dedicato ai giovani e all’intero popolo di Dio. Non un semplice testo ecclesiale, ma un manifesto di speranza e identità per una Chiesa che non teme di guardare al futuro con coraggio evangelico.
Firmata in un luogo carico di significato, la Santa Casa di Loreto, il 25 marzo 2019, e pubblicata il 2 aprile, questa Esortazione nasce come frutto diretto del Sinodo del 2018 su “Giovani, fede e discernimento vocazionale”. Un documento che ha fatto parlare di sé per il suo tono caldo, diretto, profondo. Parla ai giovani non dall’alto di un pulpito, ma da pari a pari, come un padre che ascolta e accompagna.
Nel testo, Papa Francesco dipinge un Cristo giovane, vicino, tangibile:
«Gesù non illumina voi, giovani, da lontano o dall’esterno, ma partendo dalla sua stessa giovinezza, che egli condivide con voi».
Un’immagine potente che scuote anche le comunità di montagna come le nostre, dove i valori cristiani si trasmettono ancora nelle famiglie, tra le generazioni, nei gesti semplici e profondi di ogni giorno.
Il Papa parla di una Chiesa che deve ringiovanirsi, non perché rincorre le mode, ma perché si nutre dello Spirito, dell’Eucaristia e della Parola di Dio. E invita a liberarci dalla nostalgia sterile del passato o dalla mondanità che svuota il Vangelo.
Particolarmente toccante è il passaggio in cui Papa Francesco cita Carlo Acutis, il ragazzo milanese morto nel 2006 e beatificato nel 2020, che doveva essere canonizzato il 27 aprile 2025 (evento ora sospeso a causa della scomparsa del Papa).
Carlo è la prova vivente che si può essere giovani, moderni e santi. Amava il web, i videogiochi, ma ha scelto di usare Internet per evangelizzare, creando siti sui miracoli eucaristici e aiutando i poveri.
«Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie», diceva.
Un monito ai giovani: non uniformarsi, non lasciarsi ingabbiare dalle logiche del consumo e dell’apparire.
I 299 paragrafi del documento affrontano temi di estrema attualità: la crisi dei giovani, l’identità, i migranti, gli abusi nella Chiesa (di cui Francesco parla con sincerità e senza retorica), la vocazione al matrimonio o alla vita consacrata, il rapporto con gli anziani. E, ancora, la pastorale giovanile come terreno di semina e discernimento.
«Non si abbandona la Madre quando è ferita», scrive il Papa, riconoscendo le ferite della Chiesa ma invitando a restare e costruire con amore.
Anche nelle comunità di montagna, dove il tempo sembra più lento e lo spirito più radicato, queste parole trovano eco. I giovani delle valli portano con sé una forza silenziosa e una sete di senso che “Christus vivit” intercetta e rilancia.
È un testo che parla alla profondità dell’anima e alla freschezza della giovinezza, un messaggio di vita piena, autentica, orientata.
“Non ti mutila, non ti toglie niente”, dice il Papa riferendosi a Cristo.
«Anzi, ti aiuta a trovare ciò di cui hai bisogno nel modo migliore.»
Un messaggio che, soprattutto oggi, vale per tutti.