La montagna che ascolta e la montagna che si fa del male. È questo il doppio volto della Valle d’Aosta emerso nell’ambito del IX Summit nazionale delle Bandiere Verdi di Legambiente, andato in scena a Orta San Giulio (NO), dove sono stati assegnati i vessilli che premiano – o denunciano – scelte e percorsi nelle aree alpine all’insegna della sostenibilità ambientale.
In questa edizione 2025, tra le 19 Bandiere Verdi distribuite sull’arco alpino, una è stata assegnata alla Valle d’Aosta. A riceverla è stata Marzia Verona, pastora e scrittrice, un esempio di come vivere e lavorare in alta quota possa trasformarsi in testimonianza autentica di resilienza e attenzione al territorio. La sua scelta di condividere le sfide quotidiane dell’allevamento di montagna, ascoltando le persone che vivono queste terre e restituendone la voce attraverso i suoi scritti, è stata giudicata da Legambiente un simbolo concreto di impegno sostenibile e di cura delle comunità locali.
Ma accanto al riconoscimento positivo, arriva anche una sonora bocciatura. La Bandiera Nera è andata al Comitato regionale per la gestione venatoria della Valle d’Aosta, accusato di avere una visione “da Far West” nell'approccio agli equilibri ecosistemici, con particolare riferimento alla gestione della caccia alla volpe. Un'impostazione considerata arretrata e pericolosa, che secondo Legambiente mina gli sforzi compiuti in altre aree del territorio per proteggere la biodiversità e costruire modelli gestionali più equilibrati.
Nel complesso, quest’anno sono 19 le Bandiere Verdi assegnate da Legambiente nelle regioni alpine italiane: 4 in Piemonte e 4 in Friuli-Venezia Giulia, 3 in Lombardia e Veneto, 2 in Trentino, una in Alto Adige, una in Liguria e una, appunto, in Valle d’Aosta.
Si tratta di premi rivolti a chi promuove turismo dolce, pastorizia e agricoltura sostenibile, progetti socioculturali che rafforzano il tessuto delle comunità di montagna. Realtà virtuose come la cooperativa di comunità VISO A VISO nel borgo di Ostana (CN), che ha contribuito a far rinascere il paese con servizi legati al benessere, o l’associazione Progetto Lince Italia di Tarvisio, attiva nella tutela della biodiversità.
Tra le iniziative premiate spiccano anche l'azienda agricola Raetia Biodiversità Alpine di Sondrio, con i suoi ortaggi e varietà antiche coltivate secondo i principi dell’agroecologia, e il rifugio Vallorch in Veneto, centro di educazione naturalistica gestito dall’associazione Lupi, Gufi e Civette.
Comitato caiia Valle d'Aosta Bandiera Nera
Ma non tutto luccica. Le Bandiere Nere, assegnate a pratiche o politiche ritenute dannose per l’ambiente montano, sono state 9 in totale: 8 in Italia e una in Austria. Il Friuli-Venezia Giulia si è “distinto” con 3 vessilli neri, mentre un cartellino rosso è toccato anche a Piemonte, Trentino, Alto Adige, Veneto e, come detto, Valle d’Aosta.
Il caso più eclatante fuori dai confini italiani riguarda l’industria dello sci austriaca, sanzionata per l’espansione delle aree sciistiche nel Tirolo, che minaccia le ultime zone glaciali rimaste sulle Alpi orientali.
“Comunità in transizione: dai frammenti alla visione” è stato il titolo scelto per il summit, che ha visto confrontarsi esperti, amministratori, attivisti e studiosi. Il messaggio emerso è chiaro: la montagna può rinascere, ma servono visioni lungimiranti, non politiche miopi.
Dal 2002 a oggi Legambiente ha assegnato 302 Bandiere Verdi. Un numero che racconta un'Italia alpina in fermento, dove la sostenibilità non è più un'opzione ma una necessità, soprattutto per contrastare lo spopolamento e i cambiamenti climatici.
In questo quadro, anche la Valle d’Aosta è chiamata a fare la sua parte. A premiare chi suda e si sporca le mani in quota, come Marzia Verona, ma anche a voltare pagina dove la montagna rischia di essere gestita come un terreno di caccia senza regole.