CRONACA - 03 maggio 2025, 10:18

Giornata mondiale della libertà di stampa: anche in Valle d’Aosta la verità è sotto minaccia

“La libertà di stampa è la misura di una nazione libera”. È con questa citazione che il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ha scelto di celebrare oggi, 3 maggio, la Giornata internazionale della libertà di stampa

Giornata mondiale della libertà di stampa: anche in Valle d’Aosta la verità è sotto minaccia

Una giornata che non dovrebbe passare sotto silenzio, tanto più in un’epoca in cui il diritto a informare e a essere informati è costantemente messo alla prova, anche in Italia. Anche in Valle d’Aosta.

Proclamata per la prima volta nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, questa giornata ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle violazioni della libertà di espressione in tutto il mondo, ricordando con forza l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani e l’articolo 21 della nostra Costituzione.

“Una stampa indipendente e pluralista è il cuore pulsante di ogni società democratica”, sottolinea la prof.ssa Rossella Manco del CNDDU, che lancia anche quest’anno l’iniziativa #InchiostroLibero, invitando gli insegnanti italiani a coinvolgere gli studenti nella costruzione di una “parete digitale della memoria”, in ricordo di tutti i giornalisti che hanno pagato con la vita o con la libertà il coraggio di raccontare i fatti.

Una memoria da coltivare con attenzione, perché i numeri parlano chiaro: oltre 250 giornalisti in Italia sono oggi sotto vigilanza delle forze dell’ordine e almeno 20 vivono sotto scorta. Nel 2024, 114 sono stati gli episodi documentati di intimidazione. “Un cronista sotto scorta è una sconfitta per la democrazia”, ha dichiarato Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI).

E anche a livello regionale la situazione non è affatto rassicurante. In Valle d’Aosta, seppur lontani dai riflettori, sono in aumento le pressioni legali, le intimidazioni verbali e le minacce di querele che colpiscono i giornalisti locali, specie quando toccano temi “scomodi” legati alla gestione amministrativa, alla trasparenza politica o a inchieste su appalti e poteri locali.

Telefonate “di cortesia” dopo un articolo sgradito, inviti a “correggere il tiro”, diffide mascherate da precisazioni, e l’ombra costante di una querela che può diventare uno strumento di censura preventiva.

“Quando scatta l’allarme dell’Europa?”, si è chiesto in questi giorni il presidente della FNSI Vittorio Di Trapani, dopo che l’Italia è scesa al 49° posto nell’indice mondiale della libertà di stampa di Reporters Sans Frontières. Un declassamento che fa riflettere e che dovrebbe spingere istituzioni e opinione pubblica a prendere posizione.

Nel mondo, il prezzo pagato dai giornalisti è ancora più alto. Solo nel 2024 sono morti 124 giornalisti, e almeno sei sono già stati uccisi nel 2025. Le uccisioni sono concentrate nei teatri di guerra, come Palestina e Ucraina. È ancora vivo il ricordo della giornalista ucraina Viktoriia Roščyna, trovata senza vita dopo mesi di scomparsa, con il corpo martoriato e segni evidenti di torture.

Non meno sconvolgente è stato l’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala a Teheran, rimasta 21 giorni nel famigerato carcere di Evin nonostante fosse regolarmente accreditata.

Ma la censura, la repressione, il tentativo di mettere il bavaglio alla verità, non sono solo lontani da noi. Sono ovunque si cerchi di raccontare ciò che a qualcuno dà fastidio, compresa la nostra piccola regione alpina.

Ed è proprio per questo che, in questa Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, il messaggio del CNDDU risuona con una forza particolare: “Il valore della libertà non è un diritto acquisito e immutabile. Va difeso ogni giorno con coraggio e gesti importanti, per fare in modo che niente e nessuno possa scalfirlo, facendoci scivolare in baratri già conosciuti”.

Il giornalismo non è solo un mestiere. È un servizio. È un presidio di libertà. Ed è bene ricordarlo anche qui, dove a volte si preferisce il silenzio all’inchiesta, e il comunicato preconfezionato al lavoro di scavo.

Oggi è il giorno per dirlo forte: la libertà di stampa non si tocca. Ne va della nostra democrazia, anche tra le montagne.

red

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